Primo botto del nuovo anno 2021 (che ci auguriamo migliore del precedente..) con i tedeschi
Giants Dwarfs and Black Holes. Nati poco più di un anno fa dalla fusione di due bands locali della regione Rhein-Main che non riuscivano a trovare solidità di line-up, esordiscono con questo "
Everwill" per
Interstellar Smoke Records, la piccola etichetta polacca che negli ultimi tempi si è fatta largo con alcune interessanti uscite nell'underground stoner-psych-doom e derivati.
La formazione germanica si colloca in campo jam-rock psichedelico-progressivo, con cinque brani lunghi e dinamici, ricchi di articolazioni eleganti ed impulsività improvvisativa, guidati soprattutto dalla suadente e flessibile voce della cantante
Luzzi e dalle dilatazioni chitarristiche del compagno
Roland. Una sorta di Blues Pills diluiti ed avvolgenti, con lussureggianti derivazioni progressive settantiane ed un'attitudine cosmic-psych dal fascino indubitabile.
Le monster-tracks iniziale e finale ("
Blood moon" e "
In the circle") esprimono al meglio la capacità dissertiva dei
GD&BH: un ottovolante di energia rock, svisate space, articolazioni ritmiche, sospensioni nebbiose, attitudine free-form e spirito freak, una miscela neo-vintage che non può lasciare indifferenti gli amanti di nomi storici come Hawkwind, Budgie, Iron Butterfly o Captain Beyond.
Molto abile nell'incastrare passaggi ed atmosfere diverse il quartetto mostra una maturità compositiva da veterani, con una gestione di queste lunghe tracce "free-form" tutt'altro che casuale o ripetitiva. L'influenza seventies è palese, ma non calligrafica. I brani veicolano emozioni ed atmosfera, energia e delicatezza, godibili parentesi strumentali e vocali, anche quando sono più concisi, vedi l'eterea e nuvolosa "
Frightful pain" (con un lontano eco Zeppeliniano) o la pulsante e diretta "
Electric black" (molto vintage e stonerizzata) dove spicca la fluida ritmica della coppia
Tomasz-Carsten.
Infine, "
December bloom" appare come una jam tra Zeppelin e Black Sabbath: passo lento ed uggioso, vibrazioni drammatiche ed intimiste, leggerezza rock ed avvolgenti rarefazioni psichedeliche. Grande pezzo scenografico e stregonesco, con
Luzzi che affascina per le tonalità cristalline e mesmeriche.
Molto bene. Un disco convincente sotto tutti i punti di vista. Peccato vi siano solo cinque canzoni, ma davvero ben fatte. La band tedesca è da inserire subito tra gli emergenti del settore vintage-rock, con un potenziale ancora tutto da scoprire.
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