In un mondo che ha ciecamente voluto eliminare, o quantomeno mettere da parte, i valori fondamentali della nostra cultura, anche i
Bhleg per un momento mi hanno fatto dubitare … vuoi vedere che anche loro si sono rinc*******ti ? Vuoi vedere che una delle più fulgide realtà black/folk degli ultimi anni ha deciso di fare altro? Per fortuna l’allarme scattato dopo un primo frugale e troppo distratto ascolto, è subito rientrato e, pur non potendo decantare e lodare completamente le gesta dei
Bhleg, mi trovo comunque a dover ammettere la svista del primo ascolto …
“Ödhin” infatti è un album più “estremo” e schematico rispetto ai precedenti, ovvero, in questi sei pezzi possiamo ritrovare tutto quanto fatto in precedenza, ma in modo molto più calibrato e inquadrato, piuttosto che fluido e “incosciente” … Possiamo quindi ritrovare le suggestive parti atmosferiche e acustiche del precedente capolavoro
“Solarmegin” ? Si certo che possiamo, e i due pezzi
“Gyllene Gal” e
“Drömmen Om Vårdträdet” , interamente acustici, atmosferici e moody sono proprio li a ricordarci di come sia leggera, profonda, tormentata, malinconica e “nordica” l’anima di questo duo … Proprio questo “eccesso” d’ arpeggi che all’inizio mi avevano “sconvolto” (sono troppo “sensibile” ultimamente?), mi ha invece riportato nella giusta modalità per (ri)calarmi completamente nel mood giusto per apprezzare in pieno il lavoro di
L. e
S.; infatti solo fondendosi con l’umore freddo e distaccato, ma allo stesso tempo sognante ed evocativo, proprio della band, si potrà godere in pieno dell’intera opera … Ci troviamo così catapultati in piena tempesta con l’opener
“Vyss” , 9’ di sferzate gelide e mortali che ci fanno (ri)apprezzare l’odore rancido dell’abbandono e il suo inevitabile declino … Altrettanto “feroce” , epica e pagana è
“Skudal Sol” con una struttura che ricorda da vicino la già citata opener … Mentre gli altri due brani
“Alyr Ill” e
“Ödet” fungono da ponte (dorato) tra i pezzi più tirati e le già menzionate parti acustiche … uno schema musicale chiaro ed efficace che parte da una forte scossa emotiva per passare poi progressivamente alla pace dei sensi … A ben vedere potremmo approcciarci a questo
“Ödhin” come ad un classico terzo album (fusione dei due precedenti, un po’ come per
Wallfahrer) ma trovo che, nonostante tutto, il duo svedese sia riuscito ad andare anche oltre, infatti, senza mai lasciare il sentiero tracciato in precedenza, ha saputo estremizzare le ottime radici del proprio sound creando un’antitesi ancora maggiore tra di esse, che ha finito per valorizzare ed innalzare entrambi gli aspetti … Se proprio bisognerà cadere nel buio dittatoriale del “nuovo (schifoso) mondo” che almeno l’incubo abbia la giusta soundtrack … Una boccata d’aria nuova da un passato che non deve lasciare il passo al declino … Eternal nordic black art !