Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:56 min.
Etichetta:earMUSIC

Tracklist

  1. INNOCENT
  2. WTTP
  3. HOURS
  4. WAY OUT
  5. NINJA NO TAMASHII
  6. VANGUARD
  7. BRINGING ME DOWN
  8. LUCKY STAR (FEAT. ELIZE RYD)
  9. WAVES
  10. SAMURAI
  11. BRINGING ME DOWN (ALTERNATIVE VERSION FEAT. SEAN REINERT)
  12. ZOMBI (BONUS TRACK)

Line up

  • Frederic Leclercq: guitars, bass
  • Saki: guitars
  • Coen Janssen: keyboards
  • Mike Heller: drums
  • Archie Wilson: vocals

Voto medio utenti

Il debutto eponimo degli Amahiru è un disco, a suo modo, sorprendente.
Sarà anche perché le mie aspettative (a differenza dell’atavica curiosità da musicofilo che mi ossessiona da tempo immemore …), non erano elevatissime, ma il progetto ordito da Frédéric Leclercq (Kreator, Loudblast, Sinsaenum, ex-DragonForce) e dalla chitarrista giapponese Saki (Mary’s Blood, Nemophila), mi ha stupito per la capacità d’inserirsi nel panorama del metal mainstream con intelligenza e forza espressiva, mescolando ad arte Metallica, Five Finger Death Punch, Symphony X, Dream Theater e Nickelback, aggiungendo, poi, all’impasto, anche un pizzico di Loudness (magari i primi …).
Un cocktail che, probabilmente, farà rabbrividire i “puristi” sempre pronti a demonizzare qualunque soluzione rockofila indirizzata al “grande pubblico” contemporaneo, scordando quanto sia difficile combinare “ruffianeria”, creatività, freschezza e grinta.
Ebbene, per quanto mi riguarda, “Amahiru” riesce piuttosto bene nel suo intento, sostenuto da musicisti di notevole cultura e valore tecnico (all’opera contribuiscono anche Coen Janssen degli Epica, Mike Heller, batterista di Fear Factory e Raven, senza dimenticare di citare i cameo di Elize Ryd degli Amaranthe e del compianto Sean Reinert di fama Death e Cynic) e dalla disinvoltura con cui spazia tra le varie sfumature dei generi conservando costantemente attrattiva, vitalità e buongusto melodico, il tutto anche grazie a un fascinoso tocco esotico.
Tra le sorprese annoveriamo anche la voce dello “sconosciuto” Archie Wilson, efficace e mutevole nocchiere delle diverse suggestioni musicali, che iniziano con la possente e ammaliante “Innocent” e finiscono con il tributo ai Goblin di “Zombi”, a racchiudere un universo sonoro piuttosto variegato e sagacemente attraente.
All’interno di tale crogiolo non mancano, infatti, anthems “radiofonici” come “WTTP”, “Hours” (con vaghi bagliori di Disturbed …), “Way out” e la funkeggianteBringing me down”, a fare da contraltare alla tensione progressiva di “Ninja no tamashii” (impreziosita dal flauto Shakuhachi suonato da Kifu Mitsuhashi) e "Waves“, mentre a “Vanguard” e alla tellurica "Samurai” è affidato il compito di ostentare l’attitudine più aggressiva e thrash-osa della band.
Concludiamo con una menzione speciale per “Lucky star”, gioiellino di gothic-power-prog con “licenza di uccidere”, auspicando al contempo per gli Amahiru la prosecuzione di un intrigante percorso artistico.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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