Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:38 min.
Etichetta:Pure Steel

Tracklist

  1. BORN IN BLASPHEMY
  2. ASSASINATION
  3. DON'T SACRIFICE MY SOUL
  4. STORMING IN MY MIND
  5. EVIL DEAD
  6. BEYOND THE BRIDGE OF DEATH
  7. DAMNED WILL BE THY NAME
  8. AND THE EVIL WALKS YOUR WAY
  9. IN BLACK YEARS OF PAIN
  10. DARK POUNDING STEEL

Line up

  • Christian Grigat: guitar
  • Dirk Heiland: vocals
  • Vincent LaBoor: guitar
  • Marko Thale: drums
  • Ronald Schulze: bass

Voto medio utenti

I Fatal Embrace sono una cricca di cinque tedeschi che hanno già dato alle stampe due album, e di cui "Dark Pounding Steel" rappresenta il terzo lavoro in studio. La formula adottata dal gruppo è un thrash molto diretto e grezzo, che mira a scatenare il pogo più forsennato e violento.
L'opener "Born In Blasphemy" parte subito aggressiva, un assalto thrash/black che potrebbe richiamare alle memoria i Sodom per quel che concerne la parte ritmica, mentre appare chiaro come gli assoli di chitarra si rifacciano al rumorismo che ha reso celebri gli Slayer. La voce di Heiland è molto sporca, non si tratta certo di growl ma ha un timbro tipicamente thrash che rende maggiormente aggressiva la musica dei Fatal Embrace. "Assassination" segue più o meno sulla falsariga del pezzo precedente, ma a differenza di "Born In Blasphemy" ha dalla sua un chorus coinvolgente ed anthemico che ben si presta ad essere cantato a squarciagola dai thrashers di tutto il globo e che ricorda non troppo vagamente il ritornello di "Annihilation Of Civilization" degli Evildead. La successiva "Don't Sacrifice My Soul" cambia ancora pelle, accantonando per un attimo la furia iconoclasta delle prime due tracce per concentarsi su un mid tempo incessante e quasi militare, forte anche di un arpeggio da brivido dopo il ritornello. Ma dopo questa piccola parentesi via di nuovo con chitarre taglienti e veloci come da migliore tradizione thrash teutonica. Con "Evil Dead" i Fatal Embrace rendono omaggio alle proprie radici death con una cover dei Death di Chuck Schuldiner (R.I.P.) resa in maniera molto fedele all'originale anche se la voce non è certo quella di Evil Chuck. Niente di drammatico però, ma rappresenta l'unica variazione dalla versione originale. Le restanti tracce proseguono grossomodo lungo gli stessi binari dei pezzi già elencati, sempre compatte, incisive e invitanti al pogo.
La produzione penalizza decisamente questo "Dark Pounding Steel", soprattutto le chitarre che non godono di un suono ben rotondo che avrebbe reso loro giustizia, come anche la batteria, che non può certo vantare dei suoni ottimali. Nonostante questo, il disco è molto ben fatto, canzoni brevi e divertenti, condite da testi con richiami a tematiche esoteriche che fanno molto "EEEEVIIL!". D'altronde rispecchiano l'immagine che il gruppo ha deciso di dare di se stesso, anche se ormai non c'è nulla di scandaloso o di trasgressivo nel loro atteggiamento.
Riassumendo, un onesto disco thrash, ottimo per fare un po' di casino in compagnia dopo qualche ettolitro di birra, per distruggersi la colonna vertebrale a forza di headbanging e per sfogarsi dopo una settimana di lavoro. Niente di trascendentale o di epocale, ma si tratta pur sempre di un bell'album che potrà fare felici molti amanti del thrash.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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