I
Mourning Mist tornano dopo ben cinque anni dal debut omonimo confermando il buono stato della formazione nostrana.
Un secondo album che dura poco più di mezz’ora, un tempo necessario per gustarsi una proposta musicale ai confini del doom più sepolcrale.
Si, sepolcrale è la parola giusta per quanto riguarda il trio; una proposta musicale oscura ed evocativa.
Il tutto viene aperto da “
Ancient ruins”, riff lividi e pesanti, doom in purezza con un andamento in mid tempo che profuma di seventies e una voce profonda che s’incrocia con una più acida.
Il tutto rallenta con l’aggiunta di un violino; la scelta dello strumento potrà sembrare inusuale ma le note generate sembrano provenire dalle nebbie più claustrofobiche donando melodie malinconiche alle frustate elettriche.
“
Isle of loss” inizia con colpi di batteria e il vilino che s’inerpica con riff di chitarra saturi; brano doom metal dove la melodia viene eseguita dallo strumento a corda.
Il singer
Kvasir che si occupa anche delle parti di basso e chitarra offre una vasta gamma di soluzioni vocali; brano che diventa un roccioso mid tempo per fluire nei tempi più dilatati della musica più pesante e soffocante con il violino che si occupa delle parti soliste.
“
True values” viene aperta da un riffing cimiteriale e pregno di oscurità; mid tempo quadrato e con i riff che richiamano l’epoca d’oro del genere portandolo verso lidi salmodianti.
Bello il cambio di tempo veloce e dinamico che offre ritmo e con chitarre serrate e maligne.
La tellurica strumentale “
Amen” porta verso lidi estremi con il violino che regge tutta la struttura; i cambi di tempo sono veloci e fluidi e la produzione esalta gli strumenti.
La conclusione è malsana con un arpeggio dissonante di chitarre e il basso ben in evidenza; brano perfetto per un horror gotico nostrano dei tempi belli.
Bel ritorno per questo trio che pur giocando sui lidi doom mette personalità in campo; un album sicuramente da gustarsi al buio nelle fredde serate.
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