Dopo una lunghissima gestazione,
The Evil Of Man, album di debutto dei symphonic-black (come si sono autodefiniti) metallers australiani
Darklore, ha visto finalmente la luce...ma probabilmente, diciamoci la verità, se ne poteva fare anche a meno....
Perché?!
Perché riprendere degli inni epic-folk, per quanto solenni, e ripeterli ciclicamente in chiave melodic-death, abusando di opulente orchestrazioni d’atmosfera, non sempre si rivela una scelta vincente, se non sei un musicista più che valido o almeno un compositore sopra la media; insomma, non tutti sono gli Ensiferum dell’esordio, per intenderci, soprattutto se a ciò aggiungiamo la quasi totale assenza di riffs o assoli che lasciano veramente il segno!
Emblematica a tal proposito la title-track, ma in realtà questo discorso lo si può applicare alla quasi totalità delle tracce, che tra l’altro si somigliano vagamente tutte in maniera preoccupante, dall’iniziale
Forlorn The Light, a
The Raven Returns,
The White Hand, passando per
From The Shadow: sempre gli stessi motivetti, che di per sé non sono nemmeno brutti, ma riproposti fino allo sfinimento, con tastiera e chitarra statiche, che non si lanciano mai in arrangiamenti veramente incisivi, una sezione ritmica per lo più regolare, salvo qualche sussulto qua e la, e un cantato in growl il cui scopo è quello di cercare disperatamente di conferire aggressività a dei brani, che invece rimangono inevitabilmente piatti.
Una piccola impennata di orgoglio la si registra in pezzi come
Castle Black in cui, le ritmiche cambiano leggermente in corso d’opera o in
Wings Of Fire dove qualche riff deciso riesce a dare nuova linfa al brano, ma si tratta di episodi isolati, di due piccole goccioline in un oceano di monotonia e staticità che poi riprende impietosamente a scorrere con la successiva
The Empire Has Fallen.
Purtroppo nemmeno la conclusiva
Curse Of Frostmourne (con i suoi ben 15 minuti di durata!) riesce a dare la scossa, troppo scontata e mai veramente convincente, nonostante almeno qui, bisogna riconoscerlo, il tentativo da parte della band vi sia e la struttura del brano è indubbiamente costruita meglio rispetto al resto del disco (per fortuna, altrimenti sarebbero stati i 15 minuti più lunghi della mia vita!).
Ricapitolando, come si diceva all’inizio, non è sempre facile mischiare melodie epiche e metal estremo, soprattutto se, nello stesso brano, si passa ripetutamente da un aspetto all’altro in maniera netta, senza delle sfumature graduali e senza quelle varianti che possano conferire qualità e sostanza al sound quindi, mi dispiace cari
Darklore, ma
The Evil Of Man non ha assolutamente lasciato il segno, sarà per il prossimo album!
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