Dopo aver firmato per
Regain Records, la coppia
Sarantis e
Briony Charvas pubblica un nuovo lavoro a non molta distanza dal precedente "Psi", che avevo recensito nella primavera dello scorso anno. Questo "
Paradigm shift" è un ulteriore passo avanti nello sviluppo della psichedelia doomy propugnata dagli
Amon Acid. Un sound più conciso e meno sperimetale rispetto al recente passato, pur senza rinunciare agli artifizi cosmico-spaziali, al tappeto di effetti elettronici, alle aperture liturgiche vicine alla dark-wave di Bauhaus o Alien Sex Fiend, alle colorazioni ellenico-mediterranee importate in Inghilterra dall'origine greca di
Sarantis.
Un mix che ricorda una versione più elettronica ed oscura degli Hawkwind, come si nota nella torbida "
Monarch". Riff cupo e sottofondo di sintetizzatori, atmosfera sulfurea e sabbathiana, voce lenta e profonda, vibrazioni acido-corrosive, l'effetto narco-ipnotico non è male. Una band un pò naif, uno stile patchwork, ma c'è la sensazione di una personalità autonoma e del tentativo di creare qualcosa almeno minimamente originale.
Tonalità mediterranee e mantriche compaiono in "
Alien king", con qualche scampolo di pesantezza doom. Buona psichedelia di alto gradiente tossico. Qualcosa a metà strada tra Sun Dial e Giöbia, avvolgente e sinistramente gentile.
"
Overlord" mostra un timbro maggiormente oscuro, un passo più pesante e torbido. Doom lanciato nello spazio, con qualche eco di Sleep e Sons of Otis. La voce salmodiante di
Sarantis aggiunge sfumature dark-horror ad un brano che spicca sia a livello creativo che strumentale. Traccia molto convincente, che certifica i progressi del duo britannico.
Con "
Fear of space" torna la sperimentazione elettronica: sintetizzatori a profusione, batteria digitale, atmosfera "open-minded", sonorità gelide e computerizzate. Pezzo ricercato, ma in odor di filler.
Molto meglio il lungo snodarsi della title-track, dodici minuti di lugubre e cosmico space-doom-rock. Un riffone dal retrogusto tombale si incrocia ed amalgama con l'atmosfera drammatica e con gli effetti dei synth, per uno sviluppo magnetico che ha i connotati di un viaggio ultradimensionale. Vocals insinuanti e ritualistiche forniscono un puntello per non sprofondare nel gorgo psico-letargico, che in qualche passaggio mi ha ricordato gli Electric Wizard più "trippy". E non è poco.
Gli
Amon Acid proseguono per la loro strada alternativa, con un disco che reputo superiore alla media del settore. Se vi piace il filone neo-psichedelico, con richiami alla tradizione settantiana e forti trasfusioni di modernità, questa è una band da seguire.
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