Nati alcuni anni fa come progetto solista del cantante/chitarrista
Olivier Verron, leader con il nome di Amduscias dei blacksters Temple of Baal, i francesi
Conviction si sono successivamente evoluti in una vera e propria band grazie all'ingresso del secondo chitarrista
Frederic Patte-Brasseur (Ataraxie, Funeralium), del bassista
Vincent Buisson (Mourning Dawn) e del batterista
Rachid "Teepee" Trabelsi (Moonskin, Corrosive Elements). Dopo aver realizzato un paio di singoli in forma digitale ed aver siglato la collaborazione con
Argonauta Records, adesso pubblicano il loro primo album completo ed omonimo.
Classico doom oscuro e sofferto, ispirato ai classici del genere (Count Raven, Pentagram, Solitude Aeturnus, primi Cathedral, ecc.) dai quali i transalpini mutuano l'andamento lento e severo, il tiro possente ed heavy metal, l'atmosfera epico-drammatica, il retrogusto dark-melodico e le impennate hard-energiche. Aggiungiamoci una spolverata di emotività bluesy che fa capolino in alcune linee vocali ed avremo un disco che rientra a pieno titolo nei canoni del genere prescelto.
L'impianto sonoro risulta imponente, sia a livello strumentale che come estensione (intorno all'ora di musica), con brani molto lunghi e corposi. Il sound trasmette costantemente vibrazioni di sofferenza opprimente e tragicità esistenziale, altro elemento storico del doom metal, mentre la composizione delle singole canzoni è curata ed anche abbastanza fantasiosa. Spicca la voce profonda e riflessiva di
Verron (sul genere Peter Steele), così come il solismo limpido e fluente delle chitarre.
Troviamo brani dalle gelide cadenze marmoree e cimiteriali ("
Voices of the dead", "
Through the window") dove sembra davvero di essere trascinati nell'abisso della dannazione post-mortem, molto vicini al funeral-doom più classico e sfibrante. In altri frangenti il tiro accellera e diventa maggiormente incalzante e viscerale, ad esempio nella possente "
Curse of the witch" (molto Candlemass) o nella cavalcata epico-metallica della brillante "
Castles made of shame", trascinante anche nelle componenti vocali più rockeggianti.
Occorre però sottolineare che talvolta la formazione francese si fa prendere la mano e dilata le soluzioni in maniera un pò tediosa ("
Outworn","
My sanctuary"), che pur mantenendo intatta la loro dimensione scenografica ed evocativa finiscono per risultare troppo ridondanti e ripetitive.
I
Conviction hanno buon potenziale doomy, a mio avviso non ancora pienamente sviluppato. Al momento una valida band di settore, che con alcuni aggiustamenti potrebbe in futuro diventare eccellente.
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