Dopo aver realizzato per Argonauta l'album "A New Horizon" (2018), gli olandesi
Komatsu sono passati alla
Heavy Psych Sounds per la quale esce ora il nuovo "
Rose of Jericho". Forse il loro nome non è noto come altri del panorama stoner/alternative rock, ma si tratta di una band attiva da oltre un decennio che si è fatta largo grazie ad una frenetica attività live (e collaborazioni) insieme alla crema del settore: dai Truckfighter ai The Sword, dagli High on Fire ai Corrosion of Conformity, passando per Vista Chino, Brant Bjork, Nick Oliveri, Duel, The Freeks e quant'altro. Parliamo quindi di una formazione non soltanto navigata, ma che gode di ottima considerazione all'interno di questa scena musicale.
Questo lavoro conferma le caratteristiche portanti del sound dei ragazzi di Eindhoven: pesantezza heavy, groove stoner e grande attitudine melodica. Nove brani compatti, solidi, energici, molto ben definiti e vari nelle soluzioni. Qualche episodio ricorda la visceralità aggressiva dei Torche, ad esempio la poderosa e serrata "
Solitary cage", in altri spiccano accattivanti dilatazioni più alt-rock dall'incedere squadrato alla Queens of the Stone Age ("
The suit"). C'è anche una sottile venatura di malinconia grungy e bluesy che affiora nelle cadenze mid-tempo e negli hook melodici di "
Blood moon" e "
Son of sam", quest'ultima con un timbro solare assai americano.
Più arioso e post-rock lo strumentale che da titolo al disco, con una seconda parte incalzante e sludgy, mentre nel finale l'atmosfera diventa maggiormente torbida e fumosa ("
Call of the wolves","
Om"), spiccatamente stoner/desert con una spruzzata di ombrosità doomy.
Notevole anche l'iniziale "
Stare into the dawn", con le chitarre graffianti ed una linea vocale uggiosa molto indovinata. Vicina agli ultimi Baroness o ai Sahg per l'eccellente mix di ruvidità e feeling melodico, brano maturo da parte di una band ormai pienamente consapevole dei propri mezzi.
Ottima prova, dove troviamo l'energia del rock, la potenza del metal, la visceralità dello stoner ed una costante attenzione alla fruibilità melodica. Il tutto amalgamato con proprietà e freschezza, per un disco che scorre senza intoppi dall'inizio alla fine. Certamente i
Komatsu non hanno nulla da invidiare a gente come Gozu o Mos Generator, tanto per citare due nomi popolari in questo ambito.
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