I
Tusmørke sono ospiti frequenti e graditi dello stereo di casa Caforio, anche in virtù del fatto che, fatto salvo qualche sporadico episodio, è toccato sempre al sottoscritto analizzare la messe di nuove uscite discografiche firmate dalla band norvegese.
E proprio quando iniziavo a preoccuparmi per il prolungato silenzio… eccoli qui, i miei strampalati amici, di nuovo per
Karisma Records col fiammante “
Nordisk Krim”.
Non vorrei spoilerare, ma alla luce della freschezza e dell’ispirazione sfoggiata, forse bene hanno fatto i Nostri a prendersi un po’ di tempo tra una
release e l’altra: “
Il Crimine Nordico”, al netto di qualche inciampo che affronteremo a breve, stupisce per la capacità di miscelare in modo coerente una pletora sterminata di influenze.
Progressive,
space,
folk alla
Jethro Tull, psichedelia,
kraut,
funky, una inusuale venatura
seventies hard rock a cavallo tra
Deep Purple e
Hawkwind… il tutto tenuto assieme dal collante di sempre, ossia l’attitudine leggera, scanzonata ed autoironica della compagine, nonché da un talento compositivo mai così cristallino in passato.
Chi conosce i
Tusmørke sa quanto bizzarre ed originali siano le
lyrics, e nemmeno in questa occasione si scherza: il
concept –stavolta veicolato anche in lingua inglese- verte infatti sui misteriosi
bog bodies, persone morte in modo violento migliaia di anni fa e mummificate naturalmente grazie a muschi di palude.
Favorisco foto esplicativa del macabro fenomeno:
Da simile spunto narrativo la
band parte per un autentico
tour de force che mescola atmosfere lisergiche, parentesi rituali, canti popolari dal forte sapore pagano, suggestioni tribali e chi più ne ha più ne metta… letteralmente, visto che discutiamo di un doppio
album dalla complessiva durata di oltre 80 (!) minuti.
Un bel mappazzone, che denuncia tuttavia pochi momenti di stanca (citerei, a tal proposito, alcuni passaggi strumentali della pur bella
suite finale “
Mysteries of Sacrifice” e lo stralunato mantra di “
Dogs Flesh”). Senz’altro preponderanti quelli capaci di entusiasmare: penso all’irresistibile evocazione di “
Mumia”, a cavallo tra
Black Widow e
Arthur Brown, alle sinuose spire
vintage di “
Cauldron Bog”, in cui fa addirittura capolino l’inquieto spirito di
Frank Zappa, o alle sognanti digressioni silvane di “
Black Incubation”.
Per fortuna -o purtroppo, decidete voi- posso vantare poca dimestichezza con le sostanze allucinogene, ma posso assicurarvi che “
Nordisk Krim”, se affrontato col giusto
mindset, saprà regalarvi un
trip di dimensioni colossali senza rinunciare ad un numero imprecisato di neuroni.
Parliamo quindi del miglior
full length mai realizzato dai
Tusmørke?
La risposta, per chi scrive, è affermativa… ma fra pochi mesi di certo vedrà la luce un altro platter, e poi un altro ancora, e così via, quindi si tratta di valutazioni effimere e destinate, mi auguro, a venir superate in breve tempo.
Vedremo ciò che il futuro riserva; oggi, però, non lasciatevi sfuggire “
Nordisk Krim”.
Vi perdereste davvero qualcosa di unico e prezioso.
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