Gli
In Tormentata Quiete sono tornati sulle scene il 19 febbraio di quest’anno con il quinto album
“Krononota” che chiude un ciclo di concept album cominciato con il loro esordio omonimo uscito ormai ben sedici anni fa!
In questi cinquanta minuta di musica brillante ed emotiva, trovano spazio le vicende di un uomo che sentendo la morte avvicinarsi sempre più, scrive su un quaderno quelli che sono i suoi ricordi più cari: un concept indubbiamente profondo e particolare che pur con tutte le differenze del caso, mi ha portato alla mente
“Infinito”(2004) del gruppo
Le Orme. Non ci dilunghiamo oltre sui testi dal forte carattere cantautorale, per dare a voi la gioia di scoprirli e interpretarli.
Musicalmente parlando le sette canzoni qui presenti solitamente hanno delle durate lunghe e delle strutture complesse come nella miglior tradizione del Progressive, ricchissime di influenze musicali diverse che convergono in maniera sorprendentemente coerente, cosa questa mai scontata quando di parla di Avant Garde Metal e su quest’altro fronte ci sono tante cose da dire.
La parola d’ordine che si è detta la band bolognese su questi solchi sembra essere “emozione”: che sia la candida e delicata voce di
Samantha Bevoni ad ammaliare i nostri timpani, piuttosto che le voci maschili equamente divise tra un cantato melodico cangiante ed uno scream mai realmente tagliente, l’uso intenso del sax che è un altro elemento fortemente caratteristico di questo gruppo (che poi nel corso degli anni sempre più band e artisti hanno fatto proprio questo sensuale strumento nel Metal più o meno estremo), le tastiere avvolgenti, il riffing di chitarra dal sapore moderno e il folk antico con le sue melodie acustiche dai sentori ancestrali, tutto ciò è al servizio della musica e dei testi.
Antico e moderno, acustico ed elettrico, melodia e ruvidezza… tutti elementi che creano un dolce contrasto all’interno delle varie canzoni, con piccole parti narrate che non fanno altro che aumentare la dose di emotività alla base di questi testi. L'unico appunto che mi sento realmente di fare è che a lungo andare questa forte dose di melodia risulti essere leggermente stucchevole, forse qualche parte strumentale in più e qualche altro inserto folkloristico qua e là avrebbero potuto dare ancora più longevità a questo lavoro.
Alla fine di questo viaggio abbiamo un disco complesso che non chiede altro se non di essere ascoltato con calma e pacatezza, che va in netto contrasto con questi ritmi di vita frenetici e ad un utilizzo “usa e getta” della musica.
Un altro tassello importante di una carriera personale, vivace e interessante.
“Seduto su questo vecchio divano guardo il camino bruciare l’essenza della legna che si trasforma in calore! Questo è il tempo per noi! Lui è il nostro cammino e noi la legna che brucia al suo interno trasformando la nostra essenza in altro. Se saremo uomini il nostro calore riscalderà qualcuno o tanti! Se saremo non uomini la nostra essenza sarà cenere che si disperderà nel vento.”
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