Per la serie le ristampe che faranno la gioia dei tanti appassionati di melodic rock che si erano persi le edizioni originali ai tempi della loro uscita (anche solo per questioni meramente anagrafiche!) e non hanno mai voluto svenarsi quando queste sono divenute dei collector items (ma penso anche alla rabbia di chi viceversa, maggiormente “impulsivo” ha già speso una considerevole somma di denaro, magari dopo un’estenuante asta telematica!), ecco che la MTM piazza un altro dei suoi ormai consueti colpacci: una nuova edizione rimasterizzata, con l’aggiunta di una bonus track, del secondo lavoro dei norvegesi Da Vinci.
“Back in business”, questo il nome del Cd, in origine licenziato nel 1989 a due anni di distanza dal pregevole debutto (anch’esso già oggetto di riedizione da parte della competente label teutonica), proseguiva il discorso iniziato da quest’ultimo, regalando una manciata di ottime composizioni di tipico hard-rock iper-melodico scandinavo, forgiate nell’eleganza e nella capacità traente.
Nonostante la formula adottata dai nostri non avesse nulla di particolarmente “rivoluzionario”, la loro musica appare ancora oggi caratterizzata da una notevole “intelligenza” nella stesura dei brani, ricchi d’arrangiamenti e cori sontuosi e magniloquenti, ma anche sufficientemente “corroboranti” da evitare ogni rischio di crisi iperglicemica, per merito, innanzi tutto, dell’eccellente chitarra di Gunnar Westlie, degno rappresentante della specifica scuola nordeuropea dello strumento.
In quest’ottica l’opener “Touchdown”, “9 and 10” e “Millions like us” pur modellate, in modo più esplicito che altrove, sulle strutture care agli Europe (facilmente individuabili come il modello primario dei Da Vinci), sono assai intriganti, “Call me a liar” e “Young hearts”, seducono con il loro clima leggiadramente “radiofonico”, “Turn down the lights” “commuove” con la passione del romanticismo, “Pink champagne” senza “avvisare” si stampa in testa con disarmante facilità e “Last time” s’insinua anch’essa nella corteccia cerebrale con il suo andamento fluttuante e una breve citazione del “Mattino” di Edvard Grieg (famoso dalle nostre parti, se non ricordo male, per essere stato il sottofondo musicale in uno spot di qualche tempo fa di una nota marca d’olio, quello de “la pancia non c'è più'”!), un piccolo omaggio al più grande compositore della loro terra.
Discorso a parte meritano sicuramente, per la sua peculiarità nell’economia del dischetto, “Circus Maximus”, uno splendido numero pomposo ed intenso, che facendo onore al suo titolo trasporta l’ascoltatore in deliziosi scenari quasi “eroici” di rara suggestione, per essere probabilmente il mio brano preferito in assoluto, “Hold back the tears”, un irresistibile AOR-tune di qualità superiore e, per essere una testimonianza inedita e per farci rimpiangere l’assenza dei Da Vinci dalle scene, “Blame it on the radio”, un pregevole anthem dal refrain memorabile.
Album e gruppo da riscoprire senza indugi, dunque, mentre attendiamo con ansia di conoscere quale sarà l’oggetto della prossima indispensabile lezione di “storia”, per la sua sezione “classix”, della fantastica casa discografica di Monaco.
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