Leggi la storia dei
Redlynx e ti rendi conto di come la passione, il talento e la determinazione siano più forti del “destino”, il quale, però, alla fine spesso si rivela un avversario davvero formidabile.
Nello specifico, dietro alla
band torinese c’è l’abnegazione di
Chris Heaven, cantante (nonché in passato collaboratore di questa gloriosa
webzine!) perdutamente innamorato dell’
hard n’ heavy “classico”, capace di portare la sua “creatura” a livelli di visibilità piuttosto importanti, nonostante le avversità “geografiche”, le continue variazioni di
line-up e un periodo storico, gli anni novanta/duemila, non particolarmente florido per certi suoni.
Tanti attestati di stima non sono stati tuttavia sufficienti a garantire la sopravvivenza del gruppo e nemmeno svariate collaborazioni prestigiose (
Tracy G,
Michael Von Knorring,
Mats Olausson,
Rowan Robertson,
Gerald Kloos) dopo il suo scioglimento, hanno consentito a
Heaven di proseguire in un percorso artistico piuttosto promettente.
Un fugace ritorno di fiamma nel 2012/14 e poi più nulla, fino a questa antologia che in qualche modo riporta in auge il nome dei
Redlynx e riavvicina
Chris a quel “mondo” da cui si era inopinatamente allontanato (dedicandosi, con profitto, a
tribute band di Duran Duran e
George Michael) per le troppe delusioni.
“
Fur and claws”, che spigola brani dalla discografia dei nostri e li addiziona ad alcuni inediti, è un disco che testimonia la “stoffa” di una formazione che conosceva bene la materia e cresceva progressivamente in convinzione ed ispirazione.
Alimentato dalla voce
Coverdale-iana del
frontman sabaudo, il programma offre un tracciato sonoro intrigante (“
Believe”, “
Looking for your heart”, “
High -class lady”), che nel tempo tentava di diversificare il suo approccio (“
I don't love you but I want you”, una specie di fusione tra Ozzy, Whitesnake e i Simple Minds), pur mantenendo saldo il suo credo
hard-blues (“
Lovetracker”, “
Grey-black rainbow”, “
She's called trouble”) e dimostrando che anche nel 2014 (“
Rock me baby!”, registrata con il chitarrista nipponico
Yasu Matsushita) aveva i mezzi per farsi rispettare.
Un pezzo realizzato con il compianto chitarrista
Max Arminchiardi (“
If I'd only known you before”) e una traccia nuova (l’acustica “
My red storm”) sono le ultime due annotazioni di un raccolta magari non proprio imprescindibile, ma certamente utile ad approfondire le vicende di una “scena” che, per molte ragioni, non ha saputo offrire a molti dei suoi potenziali protagonisti le migliori condizioni per esprimersi compiutamente.
I prossimi passi della coalizione piemontese prevedono la pubblicazione un album dal titolo "
Remainders - Demos and working sessions", registrato nel 1999 e oggi adeguatamente rimaneggiato, il ritorno (appena possibile ...
sob ...) sui palchi e, a quanto sembra, addirittura la stesura di una biografia... come dicevamo all’inizio della disamina, la “passione”, quella vera, non si può proprio fermare, nonostante tutto ... e a noi non rimane che spendere per i
Redlynx il nostro migliore “in bocca al lupo”!