Direttamente dal titolo di un album dei
Talk Talk (per chi non li conoscesse, una delle forme più elevate del pop ottantiano), ecco i norvegesi
Laughing Stock, un trio di musicisti che, dopo tante esperienze individuali, hanno deciso di unire le forze e sono qui al terzo album in 4 anni!
Questa volta, "
Zero" è un concept, che ci racconta la storia di un ragazzino che, per sfuggire ad un mondo che lo opprime e lo spaventa, si rifugia nel mondo dei videogames, rifiutando quasi del tutto il contatto con le altre persone. Il qui presente album ci racconta i primi due atti della storia, e il compito di completare l'opera è affidato al prossimo album, che come potete immaginare è già in fase di lavorazione.
Musicalmente, siamo su coordinate che prendono decisamente i Pink Floyd più onirici come punto di partenza, ma che poi seguono divagazioni malinconiche ed eteree, che a volte me li avvicinano ai Pineapple Thief (con meno perizia tecnica); il trio suona (e canta) mettendo l'emozione davanti a tutto, soprattutto con una storia struggente e tristemente delicata come questa; anche le batterie si rarefanno, nel lasciare spazio a sussurri di chitarre elettriche ed acustiche, tastiere oniriche dolci come una carezza, per poi sfociare in inaspettati momenti di dolorosa potenza, sempre però dosati col misurino. La presenza della voce della cantante americana
Samantha Preis nel ruolo della madre arricchisce la paletta sonora di un album che ti prende per la storia, e che ti invita a scoprire di più. Non è tutto al posto giusto, qualche esecuzione vocale non è all'altezza e qualche arrangiamento indugia un po' troppo su se stesso, ma "
Zero" è un album che mi ha emozionato, ammetto. Delicato, fragile, interessante.
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