Copertina 8

Info

Anno di uscita:2021
Durata:51 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. BLACK HEART
  2. ARVAN ALD GUULIN HONSHOOR
  3. FABLE OF MANGAS
  4. NOMIN DALAI
  5. TES RIVER'S HYMN
  6. TEN YEARS
  7. THE DREAM ABOUT ANCIENT CITY
  8. PRAISE FOR FINE HORSE
  9. THE END OF THE WORLD
  10. WISDOM EYES
  11. THE STUBBORN
  12. THREE YEARS OLD WARRIOR

Line up

  • Askhan: guitars, vocals
  • Tsog: morin khuur
  • Orgil: bass
  • Saina: balalaika
  • Namra: drums

Voto medio utenti

Dalla Cina, per la precisione nella regione autonoma della Mongolia Interna, arrivano i Nine Treasures, peculiare combo Folk Metal stanziatosi nella Repubblica Popolare Cinese.
I nostri magari sconosciuti ai più, hanno già costruito una discreta carriera che conta ormai tre album in studio, un live album e pure un’esibizione al prestigioso Wacken nel 2013 e giungono in questo scapestrato 2021 con il loro quarto lavoro in studio.

Vi avviso già, "Awakening From Dukkha" è il classico album che o si ama o si odia: la proposta così fortemente singolare e personale farà sicuramente storcere il naso a molti, come invece incontrerà e sazierà la curiosità degli ascoltatori più open mind e a avvezzi alle sonorità etniche. Quindi se siete tra quelli che a suo tempo gridarono allo scandalo per la svolta tribale/indigena dei Sepultura con l'epocale "Roots" (QUI la nostra recensione), non perdete altro tempo e dirigetevi su altri dischi perché qui non troverete pane per i vostri denti.
Per tutti quelli che sono rimasti invece possiamo proseguire dicendo subito che qui, per nostra (e loro) grande fortuna, non abbiamo una band che copia più o meno bene le sonorità occidentali, ma un gruppo che ama il Metal e lo fa in qualche modo “proprio” rivestendolo delle sonorità tipiche dell’area geografica di provenienza, quindi anche se siete amanti del Folk Metal di stampo europeo non è automaticamente detto che qui troverete pane per i vostri denti.

In questo lavoro però i nostri amici dagli occhi a mandorla non fanno un album di inediti, bensì con l’attuale line up si sono divertiti a risuonare e riregistrare una serie di canzoni presenti nei loro precedenti lavori, operazione questa tentata un discreto numero di volte, a volte con successo come fatto ormai vent’anni fa dai Testament (QUI la recensione dell’ottimo "First Strike Still Deadly"), altre con goffi e inutili capitomboli come nel caso dei Manowar (QUI la recensione del rifacimento di "Battle Hymns", mentre sul rifacimento di "Kings Of Metal" preferisco lasciarlo nell’oblio…).
Manca la novità e l’effetto sorpresa delle precedenti release, ma ciò è compensato da un rifacimento maniacale delle canzoni che grazie ad una registrazione professionale e di alto livello, sono ancora più efficaci che in passato e riescono a far risplendere le affascinanti melodie che le scale musicali di quella regione, insieme all’uso intenso della strumentazione tipica e alle liriche in lingua natia, emanano in tutto questo splendore.
Quasi tutte le canzoni presenti hanno un’andatura spigliata e decisa, con riff Metal che inseguono le melodie fatte dal morin khuur e dalla balalaika, strutture che non si allontanano mai dalla tipica forma-canzone del Rock, piccole parti acustiche e durate concise. A parte un paio di lenti un po’ insipidi e ad una strumentale sempre particolarmente affascinante, abbiamo una serie di canzoni ritmate e festanti.

In cuor mio spero che presto arrivi la consacrazione definitiva dei Nine Treasures, perché in un mondo musicale sempre più finto, innocuo, poco personale e volto quasi più a guardare al gossip che non alla musica loro sono realmente autentici, credono in quello che fanno e queste canzoni lo dimostrano chiaramente: personalità propria, orgoglio per la cultura d’origine, energia e fascinazioni orientali sono gli ingredienti che formano questo puzzle. Ed in un mondo dominato da cloni fatti male e con nessuna personalità come Sabaton, Arch Enemy, piuttosto che da Powerworlf o altri ciò è da premiare.
Nella speranza che qualcuno si prendi la briga di stamparne una versione fisica, godiamoci la versione digitale di "Awakening from Dukkha": sicuramente non vi lascerà indifferenti!

Recensione a cura di Seba Dall

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