Nati dalle ceneri dei grandi Wodensthrone, che troppo presto, a mio parere, hanno dato addio alla scena musicale estrema mondiale, gli inglesi
Nemorous esordiscono per
Bindrune Recordings con l'omonimo EP che, in qualche misura, ed inevitabilmente, riprende le fila musicali degli autori del bellissimo
"Curse" del 2012.
La proposta del quintetto del Sunderland, infatti, è vicina a quella del gruppo madre, riprendendone lo spirito evocativo e l'attaccamento alla propria terra, ma si arricchisce di elementi decisamente più melodici e sognanti che rendono
"Nemorous" un lavoro fortemente atmosferico, a tratti intimista, pervaso da una vena malinconica e certamente distante dall'immagine truce alla quale, troppo spesso, si accosta il black metal.
In effetti il gruppo, pur senza rinunciare a momenti violenti ed intransigenti, è difficilmente catalogabile solo nel genere appena citato, soprattutto se consideriamo cosa era il black degli anni '90, tanto è vero che, ciò che rende speciale il loro suono, è la non scontata capacità di saper fondere la melodia con la forza in una unione riuscita e lontana da facili stereotipi o da melense atmosfere che, troppo spesso, annacquano la proposta di band che cercano di esprimere i propri sentimenti piuttosto che la loro voglia di distruzione.
I
Nemorous, invece, riescono benissimo, come dicevo prima, nel risultare convincenti sia quando ci accarezzano con struggenti partiture armoniche, sia quando è il gelido soffio del vento ad essere protagonista, donandoci, dunque, un album di sicuro interesse che potrà piacere ad una platea piuttosto ampia di pubblico, ammesso che tale platea non sia ancorata a vecchi dinosauri ormai privi di cose da dire ed abbia, quindi , voglia di scoprire qualcosa di nuovo, vivo e pulsante.
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