Il progetto
Zaratus nasce dall'unione delle menti di
Bill El (Thou Art Lord) e S
tefan Necroabyssious (Varathron), due personaggi indissolubilmente legati al black metal ellenico degli anni '90, scena che i due musicisti hanno contribuito a formare ed a rendere celebre con le opere rilasciate dalle loro band principali.
"In The Days Of Whore", primo album del gruppo dopo il mini "The Descent" del 2019, non poteva che essere, dunque, un omaggio a quel periodo musicale tanto è vero che, durante l'ascolto dei sette brani che lo compongono, la mente spesso viaggia in direzione Necromantia e Rotting Christ delle origini, senza, ovviamente, la mancanza di rimandi alle band principali di
Stefan e
Bill.
Gli
Zaratus, allora, sono un semplice tuffo nel passato?
Direi decisamente di no.
Se è vero che i riferimenti ad un determinato periodo musicale siano piuttosto evidenti, è altrettanto palese lo spirito "insolito" di un album che definire strano è piuttosto eufemistico, tant'è che l'ascolto di
"In The Days Of Whore" non è per niente semplice o scontato considerando la sua natura ritualistica, quasi decadente, notturna e certamente contorta che si intreccia con le sfuriate sulfuree in doppia cassa, come se il gruppo avesse voluto suonare Ellenic Black Metal in modo "moderno" rimanendo, tuttavia, fedele alla tradizione.
Alla fine dei conti, gli
Zaratus riescono nel loro intento, anche se alcune idee, soprattutto in chiave sinfonica, appaiano forzate ed alcuni elementi "esoterici" messi insieme un po' a forza, ma, passando sopra questi difetti ed ascoltando con molta attenzione un disco che di attenzione ne richiede parecchia, non si potrà non coglierne l'originalità, la vena oscura e disturbante che lo attraversa come una spina dorsale malata, e le intuizioni spesso di grande livello che si nascondono sotto il buio e la blasfemia.
Detto che
"In The Days Of Whore" è impreziosito, tra le altre cose, anche da un magnifico Artwork tratto da un quadro di Henryk Siemiradzki del 1897, si può affermare, con convinzione, che gli
Zaratus abbiano creato qualcosa di piuttosto inusuale che, sebbene non significherà la rinascita del black greco di una volta, aiuterà comunque ad arricchire, con personalità, un suono probabilmente immortale al quale ognuno di noi dovrebbe rivolgere la propria ammirazione ed il proprio rispetto.
Tutto ciò a patto che si sia disposti ad accettare soluzioni non propriamente lineari o familiari.
Io vi consiglio di provarci... mi farete sapere.
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