Ok … non fate quelle facce … i
Sunstorm sono formalmente un “progetto”, uno di quelli che molti puristi snobbano e che oggi ha anche l’aggravante di non comprendere più nessuno dei membri originali, nemmeno quel
Joe Lynn Turner su cui era stata edificata l’intera impresa artistica.
Aggiungiamo che il suo posto è stato preso da
Ronnie Romero,
vocalist che si appresta, anche a livello di diffuso presenzialismo, a ripetere la carriera dei vari
Jeff Scott Soto,
Jorn e
Russell Allen, e quel sopracciglio sollevato appare in qualche modo persino comprensibile.
Credo però che sia sufficiente anche solo un ascolto di “
Afterlife” per trasformare l’espressione sospettosa in una sorridente smorfia di compiacimento, almeno se Rainbow, Whitesnake, Deep Purple e
Malmsteen sono tra le vostre principali fonti di soddisfazione musicale.
Con tali presupposti è molto difficile, infatti, rimanere impassibili di fronte ad un disco suonato in maniera egregia da un
team italico di notevole valore e sensibilità (plauso speciale per
Simone Mularoni, un autentico
guitar-hero della migliore specie …), e scritto con una spiccata
verve espressiva, nonostante l’incontrovertibile dipendenza stilistica da modelli chiaramente identificabili.
E poi c’è
Mr. Romero, la cui felice interpolazione timbrica tra
Dio e
Coverdale provoca autentiche scosse sensoriali ai cultori del “bel canto”, enfatizzando una forma di suggestione emotiva ampia e intensa.
I
Sunstorm nel 2021 sono dunque fondamentalmente dei brillanti e raffinati
hard-rockers, e brani come la
title-track, "
Swan song”, “
Born again”, “
Here for you tonight”, la
Serpentesca “
I found a way” e “
A story that you can tell” (fin un po’ troppo “imparentata” con i Rainbow …) lo dimostrano senza appello, ma nelle loro vene scorrono anche preziosi rivoli di melodia
adulta, come avviene in “
One step closer”, "
Stronger” e soprattutto nella deliziosa "
Darkest night” (e qui sorprende non poco la duttilità del cantante di origine cilena, credibile anche nel ruolo di “seguace” di
Steve Perry), distillando momenti di pura libidine
cardio-uditiva a beneficio di tutti gli estimatori del
rock melodico.
Una discreta ballata pianistica, “
Lost forever” e un’efficace digressione nei territori
class-metal intitolata “
Far from over” ci congedano da un albo che s’inserisce autorevolmente nel panorama d’imperiosa “rivalsa” della tradizione sull’innovazione che contraddistingue i nostri tempi … mettete da parte le diffidenze e gustatevelo in tutti i suoi quarantasei minuti di durata.
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