Embryonic Slumber - In Worship Our Blood Is Buried

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:43 min.
Etichetta:Werewolf Records

Tracklist

  1. INTRO - BLOOD, DUST AND TWELVE THRONES
  2. UNWAVERING FLAME
  3. SEVEN STREAMS OF SIDONAY
  4. MORTIFY YOUR SERVANT
  5. AN OATH OF DEVOTION
  6. I AM THE STORM (BONUS TRACK)

Line up

  • V-Khaoz, vocals
  • Hellwind Inferion: everything

Voto medio utenti

La Finlandia ha un modo tutto suo di concepire il black metal, e questo duo non fa eccezione.
I nostri fanno parte di due formazioni estreme ben conosciute nell’underground estremo come Vargrav e Druadan Forest.
I nostri hanno voluto unire le proprie forze in questo nuovo progetto di metallo nero atmosferico e malsano.
Perché qui non è il “solito” album che imita i soliti nomi, qui abbiamo a che fare con un progetto che vuole dare la propria personalità al culto della nera fiamma.
Difatti qui non ci sono blast beats o chitarre a zanzarina che scopiazzano in modo minimalista, le chitarre sono un muro di distorsione senza la minima melodia lasciando il passo ad un tappeto di tastiere e percussioni.
È un viaggio oscuro che porta nei meandri più abissali e sconosciuti dell’essere adepti del metallo nero.
Già dall’introduzione “Blood, dust and twelve thrones” si capisce che l’intenzione dei nostri è evocare lo spirito primigenio, maligno e sulfureo del genere.
Percussioni minimali, rumorismi, voci indistinte e tastiere recano il marchio infame e caliginoso precipitandovi nell’abisso.
I brani più elettrici e pesanti come “Unwavering flame” sono lunghi, elefantiaci con riff ossessivi e voci che da evocative e salmodianti diventano dolore puro, palpabile nell’urlo disumano.
Le tastiere sono lo strumento principe che con tocchi sinfonici e a tratti dissonanti con il marciare lento, possente della sezione ritmica danno la misura della disperazione.
La voce del singer passa da evocazioni salmodianti al maligno, come un mantra diabolico e colmo di odio a screaming che sono gocce dolorose e che bruciano l’anima.
Un disco intenso di cinque brani più bonus che da la misura che la voglia di perseguire una via personale al black metal c’è e va supportata.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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