Devo dire la verità, al primo approccio avuto con
“Return To Power” di
George Tsalikis, le premesse non erano particolarmente ottime. Dalla copertina e dal titolo mi aspettavo il classico disco Power tutto coretti e voce cristallina, e… diciamo che non ci sono andato così lontano.
Singer della band americana
Zandelle,
Tsalikis aveva debuttato con il suo progetto solista già nel 2016 con
“The Sacrifice”, disco non male, ma che rientrava nella categoria di quelle uscite da uno, due ascolti, e che poi sarebbero finiti sullo scaffale. Cinque anni dopo,
Tsalikis ritorna sulle scene con il nuovo
“Return To Power” che vi anticipo, non riesce granché nel migliorare i difetti evidenti presenti nel suo predecessore.
Chiariamo, i pezzi non sono neanche male. Le iniziali
“Live To Ride” e
“The Chase” mostrano subito i muscoli con riff energetici, e seppur i ritornelli assomiglino tremendamente ad almeno un centinaio di pezzi Power Metal usciti negli ultimi vent’anni, e la voce di
Tsalikis non brilli per originalità, riescono comunque a tenere alta la concentrazione. Dicevo che il disco non è fatto dei soliti cori melodici, e in questo
“Return To Power” riesce a mostrare tracce sparse qua e là di un po’ di inventiva. Un riff più Speed qui, uno più Thrash lì, ma questo non risolve il problema principale del disco: una lunghezza spropositata. Un’ora scarsa per una maggior parte di canzoni della durata fra i cinque e i sei minuti, che sembrano durare un’eternità. Questo non perché
Tsalikis, che si è occupato di tutti gli strumenti, non sappia il fatto suo. Ma perché sono presenti troppi, veramente troppi passaggi inutili o che si ripetono senza un attuale senso.
“The Demon Barber” è un perfetto esempio, con un riff “pesante” che si ripropone fino alla fine, e discorso simile può esser fatto per
“In Memory”, una semi-ballad dove tutte le buone sensazioni riposte nei primi minuti, svaniscono presto.
“Master Of The Sky” è un buon pezzo, veloce il giusto, e non fa cadere l’ascolto nella noia, ma se da una parte
“Dehumanized” riporta alla mente paro paro il riff e il ritornello di
“Keeper Of The Holy Grail” dei Grave Digger, e dall’altra la tamarrissima
“Together We Rise” diverte ma nulla più,
“Return To Power” è un album che risulta veramente difficile sentire dall’inizio alla fine.
Spiace per
George Tsalikis, perché la voglia di fare e la passione si sente, ma
“Return To Power” è un disco confuso e sconclusionato che si perde in eccessivi ricicli e rimandi a centinaia di band venute prima. Sufficiente, ma nulla più.
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