“
Keep your love loud” rappresenta un gran bel passo in avanti per i
Jack Slamer.
Una “progressione” che assolutamente non sconfessa il loro fondamentale credo espressivo, rivolto alla celebrazione dell’
hard-rock classico, ma che certamente li distingue nel marasma dei “nuovi Led Zeppelin” (!) che ciclicamente ci propone un
rockrama troppo spesso in carenza di stimoli.
Insomma, se il “fenomeno Greta Van Fleet” non è di certo una novità, sarebbe comunque ingeneroso assegnare agli svizzeri un ruolo da scaltri opportunisti (oltre a quello di sterili plagiari ...), anche perché, come anticipato, in questo loro terzo lavoro in studio è piuttosto evidente un miglioramento nei settori scrittura, interpretazione e intensità, con un piccolo incremento pure della “personalità”, o quantomeno della volontà di ampliare il proprio raggio d’azione.
Una tendenza che in qualche modo, volendo trovare altre affinità recenti di ampia risonanza, li avvicina ai Wolfmother e che ci riconsegna un albo di notevole qualità, aperto da una “
Brother” che con il suo pulsante incedere e il sinuoso ritornello ha i mezzi per ammaliare gli appassionati del settore fin dal primo contatto.
Pilotato dalla bella voce di
Florian Ganz, divenuta leggermente più duttile, e dalle frementi chitarre di
Cyrill Vollenweider e
Marco Hostettler, il programma prosegue mettendo in evidenza anche il basso di
Hendrik Ruhwinkel e le percussioni di
Adrian Broeckli, protagoniste nel suggestivo clima orientaleggiante di "
Favorite enemy”, un altro pezzo di sicura presa emotiva.
L’approccio alla materia di Rival Sons, The Raconteurs e The Black Keys viene evocato nella successiva “
Sun soul healing”, mentre con “
Lost” l’atmosfera si ammanta di un pizzico di fascinosa malinconia, che diventa liquida contemplazione Folyd-i
ana in “
War of words”, per poi trasformarsi in ardente vampa
hard-blues con “
Magic woman”, in cui fa capolino l’influenza di “gente” come ZZ Top e Moving Sidewalks.
Avvolgenti vibrazioni sensoriali le garantiscono anche “
Memories”, contrassegnata da stranianti derive cosmiche, e “
Stumbled”, in cui è di nuovo
Ruhwinkel a sostenere la magnetica struttura armonica del brano.
Il tocco bucolico di “
Ocean” e le scosse mistiche di “
Bouquet of decibels” completano il godibile ascolto, da cui si emerge con la convinzione che gli elvetici siano sulla strada giusta nell’applicazione oculata e vitale degli insegnamenti dei
Maestri.
L’ottima ed equilibrata produzione di
Tommy Vetterli (Kreator, Coroner, ...) contribuisce fattivamente alla riuscita di un disco con cui i
Jack Slamer dichiarano “a voce alta” il loro amore per la tradizione del
rock n’ roll, un sentimento sincero e sentito, che merita da essere accolto senza pregiudizi e “sospetti” dai tanti estimatori del genere.
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