Ai tempi del liceo consideravo il 6,5 un voto ben più che dignitoso e tutt’altro che disprezzabile.
Il problema alberga nel peso delle aspettative: basse quelle relative al mio rendimento scolastico dell’epoca, alte quelle che riponevo nel nuovo
full length degli
Old Forest.
Ahimè, avrei dovuto tenere a mente l’adagio della romanziera
fantasy Cecilia Dart-Thornton, secondo la quale “
le grandi aspettative sono il preludio delle grandi delusioni”.
Già l’
artwork di copertina, sciapo anzichenò, mi aveva fatto sorgere qualche perplessità; l’ascolto dell’insipida
opening track “
Tyrant Spell”, poi, aveva materializzato nubi ancor più fosche.
Nubi parzialmente dissipate dalla successiva “
The Anvils”, efficace manifesto del
trademark sonoro dei Nostri, ossia quel particolare sposalizio tra
black atmosferico e
gothic doom britannico anni ’90 che tanto mi aveva fatto apprezzare il precedente “
Black Forests of Eternal Doom”.
Di lì in poi, ahimè, assistiamo impotenti ad un saliscendi qualitativo che vede alternarsi buone intuizioni (il mesto arrangiamento di “
Despair is my Name”, le melodie di chitarra di “
Shadows Immemorial”) a fasi tutto sommato sorvolabili (la strumentale “
Red Sky in Mourning”, l’appesantita doppietta “
My Haunting Vision” / “
Solitude Apocalypse”).
Duole evidenziare come, invece, non si scorga traccia di qualsivoglia picco di eccellenza o di cristallina ispirazione.
Peccato.
Così, tra
riffs tanto granitici quanto dolenti, luttuosi tappeti di
keyboards,
vocals ora in
screaming ora declamate -a cavallo tra
Aaron Stainthorpe,
Fernando Ribeiro e
Nick Holmes… senza ovviamente raggiungere i picchi interpretativi di nessuno di essi- giungiamo al termine di una
tracklist priva di rilevanti sobbalzi emotivi.
Interessante, invece, il ripescaggio di un antico
demo di quattro tracce posto in coda, che mette in evidenza un
combo ancora alle prese con un
raw black metal tanto acerbo quanto piacevole… forse sin troppo, dal momento che ho quasi finito per apprezzare maggiormente la malignità caciarona e genuina di “
The Raven Looks On” ed il peculiare connubio tra
black 'n roll e mire sinfoniche di “
Sussex Hell Hound” alle nuove composizioni.
“
Mournfall”, in ultima analisi, resta comunque un approdo sicuro per gli amanti di certe sonorità, ma sono convinto che dagli
Old Forest fosse lecito attendersi di più.
Al prossimo giro, dunque, auspico maggior impegno: le doti per far bene ci sono, ma urge metterle a frutto.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?