Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:37 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. ADRIFT
  2. BURIAL
  3. IN FLUX
  4. SPECTRES
  5. FADE
  6. BARREN TREES
  7. LUMINOUS WAVES

Line up

  • Torsten Kinsella: guitar, keyboards, synthetizer, vocals
  • Jamie Dean: keyboards, synthetizer
  • Niels Kinsella: bass
  • Lloyd Hanney: drums

Voto medio utenti

I God is an Astronaut navigano in acque sicure da vent'anni. La band strumentale irlandese raggiunge ora il traguardo del decimo album in carriera ed ha accumulato sufficiente credito per poter vivere di rendita artistica. Ma questo eccellente quartetto non ama vegetare sugli allori passati e ci propone un nuovo lavoro di grande qualità, piegando il proprio sound visionario verso influenze post-rock/alternative di ultima generazione.
L'utilizzo consolidato di un'elettronica romantica ed onirica, si sposa con un tessuto ritmico più nervoso del solito e con chitarre inspessite e torbide che mi ricordano gente come Isis, Russian Circles, Pelican. Post-rock lunare ed heavy metal fusi in percorsi avvolgenti, sfuggenti, sognanti, talvolta intimisti e talvolta inquietanti, che schiudono scenari pronti a veicolare una tragicità di fondo come suggerito dalla copertina del disco, con grandi aerei che precipitano a schiantarsi sul suolo. Uno stile che necessita di immersione e profondità di ascolto, per godere appieno di un coinvolgimento emozionale, scenografico, fantasiosamente conturbante.
"Adrift" è un pezzo molto più spigoloso che in passato, con chitarre affilate e psichedeliche ed una ritmica in controtempo, molto heavy e molto Pelican. Invece "Burial" mostra un taglio gelido, sofferto, drammatico, sottolineato dalle limpide note del pianoforte di Jamie Dean. Brano sferzante e tempestoso, con qualcosa di romantico e qualcosa di sottilmente sinistro.
"In flux" riprende la lenta maestosità liquida del passato, con sfumature assai raffinate ed un indirizzo decisamente psycho-prog-alternative, mentre "Spectres" sposta ulteriormente il confine verso un'atmosfera elettronica e quasi spaziale.
Il gruppo di Wicklow si concede ancora incursioni ai limiti del kraut-rock ("Fade"), romanticismo malinconico e decadente ("Barren trees") dalle sfumature british più uggiose, ed un finale soffuso e meditativo con inserti acustici ("Luminous waves") che chiude il lavoro veicolando sensazioni di struggente nostalgia.
Senza dubbio, nell'ambito della musica strumentale post-rock i God is an Astronaut si confermano brillanti protagonisti anche in questa occasione. Se amate immergervi nelle spirali mutevoli di un sound forte ed emozionale, con loro andate sul sicuro.
garanzia di qualità

Senza dubbio negli anni un gruppo sinonimo di garanzia e originalità. Visti dal vivo poi sono davvero dirompenti! Vero è che mi aspettavo di più da questo lavoro. Gli ultimi album sono sicuramente in calando a livello di creatività..Speriamo in futuri lampi di genio..

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