Il quinto lavoro di lunga durata dei turchi Sabhankra è, certamente, il più violento mai rilasciato da un gruppo che, partito come band melodic death metal, ci offre oggi, nel nuovissimo "Death To Traitors" un distillato di black / death / thrash di pregevolissima fattura che non fa prigionieri e non lascia scampo agli ascoltatori.
In poco meno di quaranta minuti, il quartetto sciorina una serie di composizioni taglienti, gelide fino ad essere quasi "asettiche", devastanti del loro incedere a metà tra la tipica intransigenza nordica dallo spirito norvegese ed il lacerante riffing di scuola Marduk senza dimenticare, tuttavia, una vena melodica, spesso dai connotati epici, che completa il quadro espressivo di un album il cui titolo, più di ogni altra cosa, esprime perfettamente il suo contenuto.
I Sabhankra, forti anche di una registrazione perfetta nella sua nitidezza e di una prova strumentale di alto livello, si trasformano, nelle note del disco, in una sorta di macchina da guerra che procede, senza rimorsi, verso la distruzione dei nemici, in un susseguirsi di brutalità e furia controllata che, se non fosse per il già menzionato alone melodico e per certe inflessione di matrice death svedese, avrebbe potuto essere una specie di Panzer Division Marduk parte II, cosa, questa, che vi da una idea abbastanza precisa del maelstrom sonoro che vi attende una volta schiacciato il tasto play di "Death To Traitors".
Difficile aggiungere altro.
Qui dentro c'è classe, perizia esecutiva, guerra, inaspettate aperture armoniose e tanta, ma tanta, rabbia che, essendo incanalata nei solchi di un songwriting raffinato ed attento agli arrangiamenti, fa ancora più impressione per la sua mancanza di umanità.

Album da ascoltare a tutto volume per mandare a fare in culo il nostro tristissimo mondo.

Death to Traitors.

Death to Traitors.

Death to Traitors.