Ragazzi, che DISCONE ci hanno regalato i
Frozen Crown con questo
Winterbane!
Eppure,
Federico Mondelli e
Giada “Jade” Etro, rispettivamente chitarra e voce della loro creatura musicale che, dopo due buonissimi album erano alla ricerca di ulteriori conferme con il terzo lavoro, hanno affrontato non poche difficoltà durante la stesura di questa nuova fatica discografica.
Infatti, proprio mentre la band si trovava in studio, i due leader del combo nostrano, hanno dovuto prendere atto dell’abbandono di ben 3 membri su 5 della storica line-up! Un’autentica doccia fredda, difficile da assorbire per chiunque e che avrebbe potuto avere delle ripercussioni negative ed irreversibili sulla gestazione del nuovo disco.
Invece, come talvolta (raramente, a dire il vero, parlo per esperienza!) accade nella vita, una difficoltà può rivelarsi un’inaspettata opportunità da cogliere, e cosi
Fede e
Giada, senza perdersi d’animo, pur con qualche inevitabile e comprensibile strascico a livello nervoso, hanno reclutato altri 3 musicisti preparatissimi, come
Niso Tomasini (batteria),
Francesco Zof (basso) e
Fabiola “Sheena” Bellomo (chitarra) che, per quanto fossero (fino a quel momento) degli autentici “signori nessuno”, si sono rivelati, a conti fatti, oltre che sorprendentemente bravi sotto il profilo tecnico, perfetti per il sound della band e per la direzione musicale che ha intrapreso con questo nuovo lavoro.
Difatti
Winterbane è un disco diverso dai suoi (comunque bellissimi) predecessori, meno ragionato e molto più, consentitemi l'espressione, “di pancia” e, da questo punto di vista, i nuovi arrivati in casa
Frozen Crown, ci hanno messo tanto del loro, portando il loro entusiasmo e la propria freschezza, amalgamatisi alla perfezione con le forti personalità dei due membri più esperti. Ne consegue inevitabilmente che lo stile dei nostri, pur senza snaturarsi, si trasforma, cambiando pelle rispetto a prima: innanzitutto le ritmiche si fanno più serrate e rocciose che in passato (il nuovo drummer
Niso Tomasini in alcuni frangenti è una macchina da guerra!) mentre le chitarre risultano indubbiamente più incisive. Inoltre, il vero punto di forza dell'album è, come si diceva, la sua genuinità: ogni singolo riff, assolo o arrangiamento, anziché essere il frutto di tanti ragionamenti a tavolino, sembra provenire dal profondo dell’anima di
Federico Mondelli e soci, tutte queste caratteristiche sono evidenti sin dalle iniziali
Embrace The Night e
Towards The Sun, che conquistano e stordiscono al tempo stesso, per la loro aggressività, che si fonde armonicamente col cantato pulito ed impeccabile di
Giada “Jade” Etro.
E’ proprio la bellissima vocalist, sempre più al centro del progetto, con il suo inconfondibile timbro, che rappresenta l'autentico elemento di continuità con quel passato che, in alcuni frangenti, torna prepotentemente alla ribalta, è questo il caso di brani come
The Water Dancer e
Angels In Disguise (che vede Federica Lanna dei Volturian nelle vesti di special guest).
Ad ogni modo,
Winterbane è un lavoro molto eterogeneo; si spazia infatti da momenti prettamente speed-power, come
Far Beyond (brano in cui sono gli assoli di
Fabiola “Sheena” Bellomo, altra bellissima scoperta, a farla da padrone), passando per episodi più maestosi, come l’epica
The Lone Stranger, c’è poi spazio anche per
Night Crawler, cover dei Priest, eseguita in maniera ineccepibile (su cui ero inizialmente scettico per la voce femminile, ma devo ammettere che
Giada, ancora una volta, mi ha smentito, grazie al suo personalissimo modo di interpretare anche quei brani apparentemente lontani dal suo stile), fino a giungere a tracce come
Crown Eternal dove, accanto a linee melodiche quasi folk, spicca una struttura che strizza vistosamente l’occhio al melodic-death (grazie anche allo screaming gutturale del poliedrico
Federico Mondelli).
Tuttavia, il pezzo forte deve ancora arrivare, l’apice di
Winterbane è difatti il suo finale: innanzitutto
Tales From The Forest, un breve ma romanticissimo intermezzo strumentale, basato su un pianoforte malinconico e sognante, che è in realtà l’introduzione alla successiva
Blood On The Snow che invece, di contro, è il pezzo in assoluto più oscuro ed anche più elaborato (con i suoi quasi 9 minuti) mai scritto dai
Frozen Crown in cui, oltre all'aggressività (merito anche qui del growl di
Federico, ma anche della sezione ritmica che talvolta "pesta" senza pietà), vengono risaltate anche la melodia (grazie alla voce di
Giada) e la tecnica (le chitarre di
Federico e
Fabiola tessono trame ed assoli che modellano e trasformano continuamente il brano). Si tratta di una traccia che abbraccia diversi stili, tanto il power, quanto il melodic-death, ma dalla struttura tipicamente progressive; insomma un pezzo ispiratissimo, che non può che far innamorare ulteriormente l’ascoltatore di questo piccolo gioiello!
Perché in fondo,
Winterbane è proprio questo: UN PICCOLO GIOIELLO, partorito dalla mente geniale, ma soprattutto dal cuore pulsante e passionale di una band che, con questo disco, ha probabilmente raggiunto la propria maturità artistica. Una crescita esponenziale che, solamente 3 anni fa, quando i nostri facevano il loro esordio, era obiettivamente difficilmente prevedibile, per lo meno di tali dimensioni ed in un lasso di tempo relativamente breve perché, per quanto i primi due dischi lasciassero intravedere delle enormi potenzialità, è questo terzo lavoro a rappresentare il vero e proprio salto di qualità musicale dei
Frozen Crown, sancendone la definitiva consacrazione!