A un paio di mesi dall’ultima release degli Accept, del quale vi invitiamo a leggerne la recensione
qui, ecco pubblicato
“Two For A Lie” dell’ex chitarrista della band tedesca,
Herman Frank. Sicuramente un musicista che non ha mai perso troppo tempo nel pubblicare continuamente nuova musica, e che si è sempre trovato in diverse occasioni a pubblicare sempre heavy metal senza tanti compromessi, fra i Victory, i Panzer, i già citati Accept, e nella sua band solista, arrivata quest’anno al quinto disco pubblicato in tredici anni di attività, e che vede luce due anni dopo l’ottimo
“Fight The Fear”.
Tralasciando la discutibile cover, cambiano poche cose in casa
Frank, il sound della band è sempre di matrice che più metal classica di così si muore, e per tutta la durata del disco non troviamo né ballad di ogni sorta, e né intermezzi acustici o altro. La via che la band decide di seguire sembra solo una, cioè quella che piace a loro. E ciò va apprezzato, poiché pezzi come
“Hail The New Kings” e
“Eye Of The Storm” hanno un tiro che riuscirebbe a resuscitare anche un morto, e
“Teutonic Order” (non vi viene in mente un titolo analogo?) riesce a far partire il disco nel migliore dei modi. Sentendo più di una volta il disco però, e quindi oltrepassato il fattore sorpresa/coinvolgimento, emergono i primi problemi. Niente di trascendentale sia chiaro, ma dopo poco ci si rende conto che qualunque pezzo qui presente potrebbe essere la copia di un pezzo a caso della discografia dei Primal Fear, ultimi Rage, o degli Iron Savior.
Come detto non è necessariamente un problema, poiché i pezzi sono divertenti, fanno scapocciare, ma basta sentire
“Just A Second To Lose” per rendersi conto di aver sicuramente sentito il riff da un gruppo qualsiasi di quelli elencati poco sopra, stessa cosa dicasi per
“Stand Up And Fight”. Certo, ai giorni d’oggi inventarsi qualcosa soprattutto in questo campo è difficile se non impossibile, ma chiedere un po’ di diversificazione nei pezzi non mi sembra una richiesta tanto assurda. Convincono appieno invece
“Liar”, un mid tempo bello pesante con ottime aperture melodiche, e la finale
“Open Your Mind”, con un ottima prestazione vocale del singer
Rick Altzi.
“Two For A Lie” a conti fatti, non è assolutamente un disco malvagio. I pezzi ci sono, l’headbanging è assicurato, e tutti i musicisti danno il loro meglio senza errori. Ma ho trovato una mancanza di personalità in alcuni tratti, che mi ha fatto chiedere, ma di questo disco se ne ricorderà qualcuno fra un mese, tolti gli aficionados, e soprattutto mi verrà voglia di riascoltarlo? Domanda che presumo solo il tempo saprà dar risposta, ma che in parte penso già di avere.
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