Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:44 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FIRST BORN
  2. WE WILL MEET AGAIN
  3. BEWARE THE NIGHT
  4. THE TEACHER’S PET
  5. CULT OF LIFE
  6. I’LL MAKE YOU A STAR
  7. AT THE END
  8. BEAUTY QUEEN
  9. NIGHTLIFE
  10. AIN’T TALKIN’ ’BOUT LOVE
  11. I STOLE YOUR LOVE

Line up

  • Chris Bennett: guitars, screams
  • John E. Wooten IV: vocals, guitars
  • Joshua Pantke: bass
  • Peter Lemieux: drums

Voto medio utenti

Eighties hard rock e NWOBHM, ammantate da una spolverata di atmosfere “caliginose” (un tema ripreso anche a livello lirico), devono essere le vere passioni musicali degli statunitensi Widow, i quali tentano di rendere un po’ più “attuale” la loro proposta con l’uso abbastanza frequente di vocalizzi in stile simil-growl.
Velleità praticamente inutili perché la loro musica è talmente piena di cliché attinenti al periodo aureo dell’heavy metal, che, anzi, tali screams, sembrano quasi “infastidire” un po’ chi è avvezzo alla versione “incontaminata” di quei suoni.
Tanti “luoghi comuni”, dunque, ma questo non significa necessariamente che “Nightlife” sia un disco senza attrattiva, poiché i nostri “fanno la loro cosa” con spontaneità e credibilità, dimostrando di conoscere piuttosto bene la materia.
Grezzi e diretti, con una produzione “antica” e strutture melodiche assai “familiari” e pure ancora estremamente gradevoli, i Widow non credo riusciranno mai ad entrare nel gotha dell’HM internazionale, ma grazie alla voce e alla chitarra di John E. Wooten IV (che sostituisce alle clean vocals la precedente cantante Lili) e alla sei corde ficcante di Chris Bennett, soprattutto quando non cercano d’essere “moderni” per forza, snaturando leggermente le loro migliori attitudini, possono ritagliarsi un (tutto sommato) meritato “spazietto”, anche in un mercato discografico sempre più intasato d’uscite.
Tra i brani a superiore efficacia segnaliamo la Maiden-esque “First born” (anche se non mi convince appieno il drum sound!), le cadenze di “The teacher’s pet”, la vigorosa malinconia della ballata “Cult of life”, l’intrigante solennità (finalmente libera da screaming) di “At the end” e la trascinante “Beauty queen”.
Discorso a parte meritano le due covers presenti nell’albo, dacché sono decisamente meno “accomodante” quando si tratta di valutare la rilettura di certi “classici”: “Ain’t talkin’ ’bout love” dei Van Halen, assai discutibile almeno nell’approccio vocale ed una similmente criticabile, e tuttavia nell’insieme accettabile, “I stole your love” dei Kiss.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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