Copertina 6,5

Info

Past
Anno di uscita:2018
Durata:43 min.
Etichetta:Earth and Sky Productions

Tracklist

  1. SHIV TANDAV STOTRAM
  2. TALAASH
  3. AKS
  4. MRITYOH
  5. AANDHIYO MEIN
  6. SARHADEIN
  7. KARMA
  8. PARINDEY
  9. RAWANA

Line up

  • Raj Bhatia: bass
  • Ashish Wilson: guitars, vocals, drum programming
  • Ishrat Rajan: vocals

Voto medio utenti

L’India, un paese con una storia tanto lunga quanto affascinante.
Il subcontinente Indiano non è mai stato un paese di primaria importanza nel macro panorama Metal, anche se negli ultimi decenni le cose piano piano stanno cambiando, con un fermento sempre maggiore da parte di paesi e continenti rimasti sempre ai margini per svariati motivi, con delle scene underground insospettabilmente vivaci.
E il cosiddetto “Vedic Metal” negli ultimi anni ha rappresentato un humous musicale non indifferente nel sud-est asiatico, con il folklore musicale e culturale sempre più marcato nel Metal dell’area.

Tramite una giovane etichetta molto attiva nel Metal estremo e in quello folkloristico (ricordo che l’esordio degli Atavicus è uscito grazie a questa label), la Earth And Sky Productions, l’esordio degli indiani Moksh, “Tatva” è uscito in formato cd che va a rimpolpare il suo catalogo “root”.
I Moksh riescono nel loro intento di riscoprire le loro radici culturali e riversali in musica? Si, ci riescono, seppur con qualche riserva.
Se siete amanti di un certo tipo di immaginario, se volete viaggiare con la mente tra le rive del gange, passando per la visione imponente del Taj Mahal, piuttosto che girare in uno dei variopinti mercati indiani, ecco che “Tatva” riesce nel suo intento.
Le atmosfere sono esotiche, misteriose, lontane, a volte pure soffuse.
Tutto ciò è rafforzato dalla prestazione della singer che tra un tono di voce tenue e delicato, a volte quasi narrato e al particolare idioma locale, sa dare una certa personalità. Personalità rafforzata dalle scale melodiche intessute dal resto dei musicisti qui coinvolti che riescono ad evocare le sonorità tradizionali del loro paese, non facendo mancare anche alcuni assoli di pregio (“Aandhiyo Mein”).

Tutto molto bello, a tratti addirittura etereo e sognante ma, c’è un grosso “ma” che impedisce a questo lavoro interessante e coraggioso di esplodere come dovrebbe: la parte prettamente Metal del sound. La produzione è piuttosto leggerina nei confronti della chitarra (che viene messa inspiegabilmente in secondo piano) e ciò non aiuta mancando quindi di potenza e vigore, inoltre nel rifferama proposto spesso le soluzioni quando si va a parare su lidi prettamente Rock/Metal sono piuttosto generiche e scolastiche.
In più le strutture delle canzoni spesso e volentieri si ripetono dando quindi una sensazione di ripetitività, non quella ripetitività mantrica che ben si insinua su sonorità etnico/religiose e presente in maniera massiccia in molte sonorità dell’area, ma una ripetitività dettata dalla poca fantasia compositiva nelle canzoni presentate.
In tutto ciò “Karma” dà un discreto scossone alla parte stilistico-compositiva, con l’aggiunta di parti soliste e cori maschili che danno nuovi colori e sensazioni, dando quindi in un certo senso una strada maestra da battere per il futuro.

In attesa di una loro maturazione, spero che i Moksh riescano a rendere più variopinto il loro sound andando a sviluppare con maturità la componente Metal, osando un po’ di più. Se ciò dovesse succedere, beh, gli amanti del Metal più squisitamente etnico si troverebbero dinanzi ad una proposta oltre che interessante e affascinante, anche matura.

Recensione a cura di Seba Dall

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