Seconda prova discografica per gli
Yautja sempre sotto l’ala protettrice della
Relapse Records e già questo ci potrebbe dare una certa sicurezza sulla qualità della loro proposta.
Questo gruppo è estremo fino al midollo e da una base Grind (che ormai arriva a contare più musicisti che ascoltatori negli States) ci va ad aggiungere una massiccia dose di Sludge Metal nero come la pece: da un estreme all’altro si va tra irruenti blast beat, rallentamenti massicci e atmosfere sempre poco rassicuranti...
Le canzoni si fanno più lunghe rispetto all’esordio e in molti passaggi vanno a rievocare gli
Obituary più fangosi e se nella prima metà le sterzate Grind sono spesso evidenti (e vincenti), nella seconda metà dell’album i ritmi si fanno più lenti, ossessivi e dilatati che non sempre però risultano convincenti con qualche momento di stanca.
Nei momenti più brillanti del disco possono venire in mente i primi
Cannibal Corpse, quelli più squisitamente “cimiteriali” (avete presente la combo composta da riffing lento e oscuro ed un furioso blast beat presente nella seconda metà di
“Post Mortal Ejaculation”?), con le parti Sludge che abbondano, come se il buon
Scott Hull si sia perso in qualche angolo remoto della Louisiana (e il chitarrista dei
Pig Destroyer e
Agoraphobic Nosebleed in effetti lo
aveva fatto ai tempi dell'ep
"Arc").
Una minor staticità, un pizzico di varietà (e perché no? anche un po' di "lucida follia" e qualche azzardo) avrebbero fatto sicuramente bene e reso il tutto più interessante, ma penso che il futuro possa essere roseo per la band, visto che rispetto ad altri ensemble simili (i
Primitive Man sono il primo nome che mi salta in
mente) gli
Yautja riescono sempre ad avere una (sottile) linea melodica che esalta le chitarre che sono sempre ben udibili. La registrazione quasi zanzarosa e massiccia poi è azzeccata e sa rievocare discretamente le atmosfere ora fosche, ora putride, tipiche dei due generi.
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