Putridity - Mental Prolapse Induces Necrophilism

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2007
Durata:27 min.
Etichetta:Permeated

Tracklist

  1. ABORTIFACIENT WHORE LOBOTOMIZER
  2. MOLESTING VOMITED DECAPITATION
  3. ZOMBIE ORAL SEX
  4. CONCIOUS IN RIGOR MORTIS
  5. FERMENTED ENTRAILS
  6. NECROPHILIAC LIMITATIONS
  7. CONVULSIVE INCESTUOUS DEVOURMENT
  8. PURSUE THE SUICIDAL BREED

Line up

  • Ciccio: guitars, vocals
  • Brutaldave: drums
  • Alessandro: bass

Voto medio utenti

L'Italia che non ti aspetti. L'Italia che striscia nell'underground e che solo raramente fa capolino nel mondo del metal più "mainstream". L'Italia brutale e violenta, l'Italia cattiva. L'Italia immune dai trend e dalle mode, L'Italia nascosta. I Putridity sono tutto questo e con il loro nuovo lavoro intitolato "Mental Prolapse Induces Nerophilism" vomitano addosso all'incauto ascoltatore una dose purulenta e sanguinosa di death metal brutale.
Facile ritrovare nel sound dei Putridity richiami al gotha del brutal death metal, tra cui Suffocation, Dying Fetus, Disgorge e affini, con il risultato di un muro sonoro composto da batteria ipertriggerata e mai doma, nemmeno nei vari stacchi che a volte danno tregua a chi ascolta, chitarre pesantissime e sulfuree spesso condite da armonici lancinanti ed un cantato veramente lercio, ma così lercio che spesso verrebbe da pensare che con una buona dose di Mr. Muscolo Idraulico Gel forse ci si troverebbe davanti a Michael Kiske. I pezzi sono quasi tutti molto brevi e compatti, ad eccezione della conclusiva "Pursue The Suicidal Breed", che si districa nei suoi quasi otto minuti tra rallentamenti funerei ed opprimenti ed accelerazioni devastanti che avranno l'effetto di un martello pneumatico sul vostro cervello. Per farla breve, i Putridity propongono un brutal death metal violento e senza compromessi, sta a voi prendere o lasciare. Peccato che dei 27 minuti di "Mental Prolapse Induces Nerophilism" quasi cinque vadano perduti in una intro francamente troppo prolissa e in una outro accorpata alla traccia finale di nuovo troppo trascinata; peccato anche per il suono di batteria che troppo spesso suona finto e di plastica, e forse per una eccessiva monotematicità dei pezzi. Ma questo è il brutal death, e come detto prima la scelta è tutta nelle vostre mani. Allora che fate: prendete la pillola blu e vi dimenticate dei Purtridity, o prendete quella rossa consci di avventurarvi per le terre desolate del brutal death?
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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