La voce
"Desaster" potrebbe essere inserita tra i sinonimi di "Sicurezza".
Tutti gli album della storica extreme band teutonica, infatti, non deludono mai ed ogni volta, tutti gli amanti del black / thrash "vecchia scuola" non potranno che leccarsi i baffi, magari tra una birra e l'altra.
Il nuovissimo
"Churches Without Saints", titolo dei titoli, fatta la premessa di cui sopra, è un album che non deluderà gli ammiratori del quartetto di Coblenza perché quello che ci si aspetta da loro è tutto contenuto in undici brani inappuntabili: intransigenza sonora, riffing micidiale della "macchina"
Infernal, attitudine quasi punk, assalto black / thrash fuso in una colata fumante di metallo che non fa, e non deve fare, alcun prigioniero, assoli brevi ed incisivi come si faceva una volta, voce di un
Satanic che con l'età pare migliorare, insomma, potrei continuare ancora a lungo, ma ci siamo capiti.
Vi chiederete, forse, se c'è qualche novità dei solchi di
"Churches Without Saints".
Fortunatamente nessuna, direi io.
Rispetto alle uscite più recenti, i
Desaster hanno optato per un suono più caldo e per una produzione meno ruvida ed hanno rinunciato, quasi del tutto, alle inflessioni "medievaleggianti", che, comunque, qui e la emergono lo stesso facendoci godere come ricci, addirittura si concedono il lusso di un (ottimo) brano dal piglio dark come quello che chiude il disco, ma per il resto sono sempre loro, brutti, ignoranti, cattivi e assolutamente irresistibili.
Passano gli anni, passano le mode, ma qualcuno ha nell'animo la passione che ancora brucia e che si traduce in piccole gemme come la battagliera
"Endless Awakening", l'epicheggiante e nera
"Primordial Obscurity" (ascoltate con attenzione le melodie a metà brano) o la splendida
"Failing Trinity", che dovrebbe essere insegnata nelle scuole di riff making, ed in generale in un album che, lo ripeto di nuovo, è sicurezza assoluta.
La sicurezza della qualità.
Eterno rispetto per i
Desaster!
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