Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:non disponibile
Etichetta:Metalville Records

Tracklist

  1. SLEEP IN THUNDER
  2. HEAD UNDER WATER
  3. ALL OF US
  4. FORTUNE
  5. LOYALTY
  6. I SMELL BLOOD
  7. PRIMETIME
  8. WITHOUT A SOUND
  9. UPSIDE DOWN
  10. THE ABYSS
  11. THE DOWNFALL

Line up

  • Wanja Neite: vocals
  • John Senft: drums
  • Yannick Aderb: bass
  • Nando Grujic: guitars

Voto medio utenti

Mettiamola così … vi può interessare un cantante che nella sua laringe mesce in maniera abbastanza vorticosa rimandi timbrici a Robert Plant, David Surkamp, Geddy Lee, Bob Hite (Canned Heat) e ... Sonja Kristina?
Se la risposta è negativa, direi di passare oltre, mentre in caso contrario continuate pure a leggere le mie impressioni d’ascolto su questo “I Know my enemies”, il secondo sorprendente full-length dei tedeschi Hound. Ci siete ancora? Bene ... vuol dire che avete superato lo “scoglio” di una voce sicuramente abbastanza divisiva e magari vi siete anche incuriositi grazie all’aggettivo con cui ho definito un’opera che per di più è classificabile nell’ambito del cosiddetto retro-rock.
Parlare di “sorpresa” quando si commenta un albo devoto a questo genere è, infatti, già di per sé una notizia, eppure è con tale nitida percezione che ho accolto un disco per certi versi “imperfetto” ma davvero fascinoso, capace di combinare hard-rock, prog, psichedelia, folk, punk e blues in maniera parecchio peculiare e, per l’appunto, inaspettata.
Immaginate un festival dove sono in cartellone The Godz, Led Zeppelin, Pavlov’s Dog, Jefferson Airplane, Motorhead, Amon Düül II e Jethro Tull e poi concentrate il tutto in un’unica formazione, in grado di spaziare con una certa disinvoltura tra le varie suggestioni musicali, trasmettendo sprazzi di quel “sense of wonder” ormai piuttosto raro di questi tempi.
Come accennato in precedenza, non tutto è perfettamente amalgamato e coerente, e tuttavia passare dalle pulsazioni hard-psych-blues di “Sleep in thunder” (con tanto di break in puro clima da “freak generation”) agli obliqui fremiti invocatori di “Head under water” provoca più di qualche scossa sensoriale, e quando l’energia garage-punk di “All of us” irrompe nel programma, si comprende chiaramente quanto sia ampio e variegato il bagaglio espressivo degli Hound.
Si continua con “Fortune”, con le sue cangianti spirali hard-funky-prog, per poi venire improvvisamente immersi nell’inquieto clima bucolico di “Loyalty”, sfociante nella vivace ballata blues-rockI smell blood” (con qualcosa dei REM nell’impasto sonico) e nel fraseggio incalzante e avvolgente di “Primetime”, un altro esempio di vintage non banale.
Without a sound” aggredisce nuovamente i sensi tramite un approccio corrosivo e catartico, “The abyss” è un hard-blues dalle iridescenti rifrazioni lunari, mentre con “The downfall” l’albo esaurisce il suo programma conducendo l’astante in uno scenario visionario e ipnotico, in cui ci si ritrova a fluttuare sovrastati da un cielo gravido di tensione.
I Know my enemies” offre agli estimatori del settore davvero “tanta carne al fuoco” e anche se la “cottura” non è forse ancora completamente uniforme e omogenea, il pasto sonoro è saziante e gustoso, speziato quanto basta per stimolare l’immaginazione.
Dopo averli elogiati per le loro attuali prerogative artistiche, non rimane dunque che attendere gli Hound ad auspicabili evoluzioni future, facilmente pronosticabili quando l’ispirazione è a questi livelli di libertà e inventiva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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