Certo che la
Relapse Records e
Cherry Nishida hanno cominciato a fare comunella e sapete chi ci guadagna qualcosa da questa situazione? Ma noi ascoltatori, che oltre ad aver riversata praticamente tutta la discografia ufficiale degli
Zouo su vinile, possiamo ascoltare con relativa facilità il primo vero album in studio dell’ultimo progetto musicale di questo pilastro del Japanese Hardcore.
Non bastavano certo
Zouo e
Danse Macabre a comunicare la sua urgenza comunicativa ed ecco nascere pure i
S∴H∵I (per gli amici
Struggling Harsh Immortals).
Vero, nella scheda della band è segnato un certo
“Death” del 2015, ma quella è semplicemente una raccolta dei mini album pubblicati dalla band in precedenza.
Nishida con questo gruppo ha in testa un obiettivo molto ambizioso: unire senza soluzione di continuità Metal, Punk e pure il Rock, con l’Industrial ed il Noise, come se non bastasse tutta la miscellanea già citata. Questa formazione a sette teste è riuscita nel suo intento? Rispondo con un Sì secco!
Torna quella voce così roca e cavernosa che tanto ci ha deliziato negli
Zouo, le chitarre potenti e massicce di chiara estrazione Alternative Metal, le ritmiche frenetiche e primitive che si alternano a quelle lente e marziali di scuola Industrial.
In questo scenario a metà tra l'apocalittico e l'urbano, a fare da sottofondo c’è un’elettronica di mezzo che si dimena tra spasmi Noise e Beat danzerecci (!), con una chiara linea melodica squisitamente Rock che rende il tutto incredibilmente accattivante e orecchiabile.
Stupefacente che tutti questi ingredienti siano uniti con un’apparente semplicità in canzoni dal piglio schietto e diretto.
Senza andare a coniare inutili e orribili neologismi da scribacchino da strapazzo (“Industrial Punk” in effetti suona molto male…) provate ad immaginarvi una via (improbabile forse) tra i
Motorhead più pesanti e scalmanati con le scorribande digitali dei
The Berzerker ma il tutto declinato in un contesto Hardcore Punk.
Confusi? Beh è normale, ma una volta ascoltati questi trentatré minuti di musica capirete tutto questo mio sproloquio.
Canzoni del genere sanno dare il meglio di sé dal vivo e magari con un apparato visivo disturbante di supporto:
“4 死 Death” si piazza di diritto tra le sorprese musicali di questo 2021.
E brava
Relapse, bravo
Nishida e bravi tutti i musicisti qui coinvolti che molto probabilmente riusciranno a far dimenticare (per lo meno a chi avrà il coraggio e la curiosità di ascoltare questo ottimo album) la nuova delusione discografica targata
Fear Factory.
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