Avevo abbandonato i
Mr. Bison dopo l’eccellente “
Asteroid” (2016), trascurando inspiegabilmente il successivo “
Holy oak”, e ascoltando il nuovo “
Seaward” mi rendo conto di quanto questa disattenzione, qualora colpevolmente protratta nel tempo, rischiasse di privarmi, oltre della conoscenza approfondita delle evoluzioni di una
band dal notevole valore artistico, di una bella dose di scosse emotive.
I toscani, infatti, accentuata la componente squisitamente
psych e
prog del loro vibrante e poderoso
blues-rock, rappresentano veramente uno dei potenziali gruppi protagonisti del genere, forti di una maturità che consente loro di alternare con sagacia, buongusto ed equilibrio, melodie sognanti e magnetiche a scatti impetuosi e suadenti, trattando con innata competenza, passione e cultura un crogiolo ispirativo contenente in modo assai disinvolto Captain Beyond e Motorpsycho, Flaming Lips e Quicksilver Messenger Service, The Black Angels e Pink Floyd.
Un suono fluido e visionario, dunque, capace di non apparire eccessivamente “scontato”, pur senza sacrificare l’eleganza e l’istintualità di una “tradizione” sempre molto vivida e apprezzata tra gli appassionati del settore.
Le voci intersecanti dei “
Mattei”, quelle chitarre che rimandano spesso all’
acid-rock statunitense, evitando di scadere nello stereotipo, e ancora le composizioni sempre compatte nelle strutture, nonostante il senso di libertà e fantasia che le caratterizza, distinguono i
Mr. Bison dalla massa dei frequentatori del
retro-rock, collocandoli in una posizione di rilievo rispetto ai molti loro pavidi colleghi.
Alimentata dalla fascinosa leggenda delle Sette Perle del Mar Tirreno, l’opera rielabora con devozione guizzanti passaggi
hard-blues, viscose ragnatele
folk e liquide e pulsanti dilatazioni soniche, in cui la mancanza del basso quasi non si avverte.
Il tutto concentrato in una tipologia di musica lieve e intensa, che naviga nei sensi solcando porti rassicuranti e tuttavia inaspettati e per certi veri avventurosi, a cui si approda durante un ampio girovagare sonoro.
L’immaginazione è forse, in definitiva, il vero cardine di “
Seaward”, un albo dove
revivalismo ed emancipazione espressiva trovano una rara e felice sinergia.
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