Metti che sei un musicista canadese, dell'Ontario in particolare, come il nostro
Don Dewulf. Metti che hai tanti brani da scrivere, ma lotti da sempre per riuscire ad avere una band stabile, che chiami
The Wring. E metti pure che, complice il Covid e tutta una seria di vicissitudini, al momento di entrare in studio per il secondo album rimani quasi da solo, visto che i tuoi compari di band non sono disponibili. Che fai?
A) prendi tutti i tuoi spartiti, li butti nel fuoco e mandi a fan*ulo tutto il Canada, isole comprese
B) provi a registrarti tutto da solo, pur sapendo che verrà una mezza mer*a
C) ti scomponi poco, prendi il telefono e recluti, nell'ordine, Thomas Lang, Bryan Beller (solo per alcune tracce) e Marc BonillaSe anche voi, come Don, avete scelto la C, complimenti! Avete passato il test "resilienza a tutti i costi" 2021!
Il risultato, come i più attenti di voi avranno intuito, è questo secondo capitolo a titolo "
Project Cipher", che poi altro non è che una mezz'ora di buon hard rock venato di prog, con un'attitudine più street, e dove l'auto-paragone con i Rush lascia veramente il tempo che trova. Qui la musica è più sporca, stradaiola, più Winery Dogs et similia da una parte, dissonante alla Psycotic Waltz dall'altra, e la componente prog, seppur presente, si limita a ricamare ed abbellire brani solidi seppur non particolarmente esaltanti.
La prestazione dei nostri, soprattutto in questa versione "all star" è ovviamente tecnicamente ineccepibile; quello che manca, a questo disco, è la memorabilità delle sue scelte, che a parte la opener "
The Light", la strumentale "
Cipher" e poco altro, fatica a restare impigliato nei neuroni, nonostante la buona produzione.
Non male, insomma, ma... ma.
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