Se c’era una cosa che desideravo non dover ascoltare in questo 2021, era un altro, ennesimo, album sulla Guerra Mondiale. Uno, perché sono fermamente convinto che il fenomeno Sabaton negli ultimi anni abbia contribuito alla nascita di band che hanno stra abusato questo tema, come i Civil War per dirne una, e due perché lo ritengo un argomento veramente troppo vasto e complicato da trattare già in forma parlata, figuriamoci in musica. Ma
“Tales From The WWII” uscito ad opera (scusate il gioco di parola tremendo) degli italiani
Nexus Opera nel 2014, seppur sia derivativo come pochi, lo ritengo un buon album. E a suo modo, ero incuriosito anche dal suo successore
“La Guera Granda (The Great Call To Arms)", uscito nel Maggio di quest’anno. Certo non mi aspettavo un album da tramandare ai posteri, ma comunque un ascolto complessivamente godibile.
Chiariamo subito che la nuova fatica dei
Nexus Opera è contraddistinta fondamentalmente da due grandi errori. Uno è la spropositata lunghezza dei pezzi, e quindi anche dell’album stesso, che in molte occasioni come vedremo fra poco, appesantisce di parecchio l’ascolto generale. Il secondo, probabilmente quello uditivamente più fastidioso, si può sentire subito dopo aver premuto play, le tastiere. Dio santissimo, cosa sono le tastiere di questo disco.
“Great Call To Arms” non ha neanche un tiro male, con un riff ben aggressivo, ma quelle tastiere che sembrano uscite da un gioco Pokemon misto a musica dance 80’s, rovinano il tutto. Su
“Strafexpedtion”, scelto anch’esso come singolo, la situazione peggiora ancora. Fra mid tempo che non ingranano mai, e cori virili che ricordano i peggiori Manowar, le uniche cose da salvare sono la voce di
Davide Aricò, e la parte centrale che contribuisce a creare un po’ di pathos (anche se personalmente a me ha ricordato la intro di “Destiny” degli Stratovarius).
“Raid Over Vienna” è un qualcosa che personalmente vorrei dimenticare, ma senza la minima speranza di riportare l’ascolto sui binari giusti arriva
“Our Dreams Fade Away”, un’ottima ballad, con un’interpretazione vocale veramente da brividi.
“Trenches” gioca nuovamente sul mid tempo, stavolta convincendo di più, ma con una parte centrale che riporta la noia come sensazione generale.
“The Mine” riporta indietro quelle tastiere che non ci azzeccano nulla nella costruzione dei pezzi, mentre
“If Even The Sky Burns” seppur la lunghezza, riesce a ritagliarsi un momento di luce nell’ascolto dell’album, e la finale
“Ignoto Militi” è un pezzo totalmente strumentale che finalmente, e ripeto finalmente, dà un po’ di emozione e brivido a chi sente, suonando come un epitaffio ai caduti.
I
Nexus Opera con
“La Guera Granda (The Great Call To Arms)" fanno il passo enormemente più lungo della gamba, addentrandosi in una tematica eccessivamente complicata da trattare, e che musicalmente ha più contro che pro. Riesco a salvare solo alcuni passaggi vocali, e la costruzione di momenti strumentali che riescono a non far crollare definitivamente l’attenzione sul disco dopo pochi minuti. Tolto ciò, quel che rimane è veramente poco, e consiglierei l’album solo agli affezionati della band che riusciranno sicuramente a scovare più motivazioni del sottoscritto per ripartire con l’ascolto. Io purtroppo, non le ho trovate.
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