Non “copiano” in maniera eccessivamente spudorata, sanno gestire con qualità i propri strumenti, la voce del cantante non è male, hanno, in aggiunta, scelto un monicker abbastanza intrigante e persino il titolo del disco, nonostante il tema abbastanza sfruttato, riesce ad attirare l’attenzione, eppure i Circle Of One non convincono affatto.
Il loro alternative impregnato di rock “classico” e da strutture (post) grunge, tra Beatles, Manic Street Preachers, Thin Lizzy, Foo Fighters e QOTSA, apparentemente ha tutte le carte in regola per un congruo appeal “radiofonico”, ma in realtà non tocca mai le “note” giuste per instaurarsi nella memoria o fare davvero la differenza, nonostante non sia in nessun caso, d’altro canto, assolutamente sgradevole all’orecchio.
Mettiamola così, le composizioni del quartetto inglese sono di quelle che se ascoltate alla radio o nei programmi televisivi musicali non inducono a cambiare repentinamente canale, ma nemmeno ti fanno venire la smania di comprare il Cd che le contiene.
In estrema sintesi, “The loud minority” è l’ennesimo esempio di prodotto discografico non molesto, ma complessivamente piuttosto anonimo e con “l’aggravante” di essere un Ep che si prefigge di affrontare il famelico mercato del rock alternativo mainstream, direi che si tratta di un difetto assolutamente sostanziale.
Avanti un altro!
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?