Ci sono voluti tre
album, tutti molto belli tra l’altro, per consentire ai
Jess and the Ancient Ones il raggiungimento di un invidiabile livello di maturità espressiva, facendo in modo che, nel contesto vario e articolato di una loro produzione discografica, ogni brano stimolasse in maniera costante un complesso reticolo di rimandi emozionali, attivando senza la benché minima ombra di manierismo la comprensione più profonda della loro musica.
Un suono tutt’altro che stilisticamente rivoluzionario, forse è bene ribadirlo, e tuttavia capace di affondare gli artigli nei gangli nervosi dell’astante e arrivare direttamente all’anima.
Il merito di tale risultato è da ascrivere certamente alla straordinaria passionalità oscura trasmessa dalla laringe di
Jess, ma anche a una capacità di scrittura variegata e potente, in cui ogni tassello s’incastona pressoché alla perfezione con gli altri, conferendo al quadro complessivo una stupenda immagine di cangiante completezza.
“
Vertigo”, questo il titolo collettivo di tale figurazione, appare dunque coerente e mutevole, plasma strutture “antiche” con formidabile carisma e riesce addirittura, con “
World paranormal”, a insidiare nel loro terreno preferito “gente” come i Florence and the Machine.
Per quanto riguarda il resto del programma, difficile ipotizzare che i fedeli sostenitori delle atmosfere psichedelico / mistico / occulte non rimangano “impressionati” dal sinistro baccanale di “
Burning of the velvet fires”, dalle beffarde emanazioni lisergiche di “
Talking board” o ancora dalle incalzanti pulsazioni di “
Love zombi”, con il crescendo e il coro magistralmente coordinati dalla cantante finnica.
“
Summer tripping man” e ancor di più la successiva, strepitosa, “
Born to kill”, potrebbero insegnare parecchie
cosette, in fatto di
heavy / doom rock, a molti frequentatori del settore, mentre in “
What’s on your mind” sono le tastiere a sostenere una melodia straniante e a contribuire fattivamente all’espugnazione dei sensi, spartendo con l’irretente voce della
band l’avvincente proscenio.
Quando, infine, arrivano gli undici minuti abbondanti di “
Strange Earth illusion” sono sicuro che anche i più diffidenti ed esigenti vedranno i
Jess and the Ancient Ones ascendere definitivamente verso il
gotha del genere, là dove tensione, creatività e capacità evocative inaudite rappresentano l’unico valido lasciapassare.
“
Vertigo” è certamente un momento nodale nella carriera di
Jess and the Ancient Ones e dimostra che si può ancora trasformare schemi musicali consolidati in meravigliose “vertigini” d’inquietudine ed emozione … un riscontro, in tempi di
revivalismo sfrenato, troppo spesso al limite del parodiale, davvero significativo e rinfrancante.
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