Quattro dischi e praticamente la medesima impressione, quella di avere a che fare con un hard rock roccioso e cromato, caratterizzato da un buon “tiro” e da un discreto “gusto” generale, ma che, nella sua sostanzialmente rigorosa performance di stampo tipicamente “mitteleuropeo”, risulta caratterizzato da un songwriting eccessivamente statico e inflazionato.
I dieci brani del nuovo album dei Biss sanno sicuramente come far muovere la “testolina” di tutti gli appassionati del settore e si dimostrano piuttosto adeguati per un sano divertimento in sede live, mentre sopravvivono con difficoltà alla prova di un reiterato e più “concentrato” ascolto domestico a causa di strutture che si ripetono in maniera sistematica senza diversificazioni compositive di rilievo, trasformando molto presto una confortevole “familiarità” in un’inerzia che difficilmente stimola una nuova audizione.
In questo modo gli aspetti degni di menzione sono certamente l’ugola di Marc Storace (alla seconda prova con il gruppo, dopo Fernando Garcia e Michael Bormann; non si può dire si siano trattati male dal punto di vista vocale!), sempre espressiva e piacevolmente “granulosa”, un paio di brani originali maggiormente convincenti ed incisivi (“Shout it out” e la best in class “Train of thoughts”) e l’apprezzabile rilettura di uno dei pezzi “forti” degli (o delle?) Heart, quel “Barracuda” gratificato da un riff tanto “semplice” quanto incredibilmente trascinante, che non a caso l’ha reso, a distanza di un trentennio dalla sua prima pubblicazione, ancora uno degli hit irrinunciabili nelle rotation di molte stazioni radio statunitensi specializzate nei classici del rock.
Tecnicamente e professionalmente assai preparati sotto tutti i punti di vista (con l’ausilio di un’irreprensibile produzione appannaggio del noto Micheal Vöss), i Biss con questo lavoro non aggiungono e non tolgono nulla al loro modo d’intendere la musica e allieteranno nuovamente chi li conosce e li ha sostenuti in passato.
Per il sottoscritto, invece, difettano ancora una volta nel campo della creatività e della varietà, offrendo un prodotto anche istantaneamente piacevole, ma davvero troppo “effimero” nei suoi effetti “benefici”.
Qualche tempo fa, in periodi di “magra” per l’hard ‘n’ heavy melodico ci si sarebbe potuti pure accontentare, ma oggi tenuto conto dell’eccellente stato di salute del settore specifico, le doti di “X-tension” non mi sembrano sufficienti a consigliarne un acquisto senza riserve.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?