Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:31 min.
Etichetta:Outbreak Arts

Tracklist

  1. BLACK MAGIC
  2. SHOUT AND ROLL
  3. WHAT I’VE GOT TO GIVE
  4. MOTHER’S PRAYER
  5. HOLD ON
  6. BETTER THAN YOU
  7. BY MY SIDE
  8. ROCK DAMNATION
  9. I SHOULD BELIEVE IN YOU

Line up

  • Claudio “Klod” Brolis: vocals
  • Marco Mazzucotelli: guitar
  • Carlo Lancini: guitar
  • Francesco Bertini: drums
  • Daniele Togni: bass
  • Morgan Carminati: harmonica on “Shout and roll”, “Mother’s Prayer”

Voto medio utenti

Prima di tutto, una piccola riflessione … quante volte abbiamo assistito a proclami contro il rock “classico”, ormai divenuto obsoleto, vetusto, buono solo per assecondare i ricordi di apatici nostalgici, il tutto in nome di stili musicali innovativi, progressisti, rivoluzionari?
Alla fine, però, è sempre il Grande Vecchio ad averla vinta, paziente e pronto a ritornare in auge quando la sbornia della “novità” ad ogni costo ha esaurito i suoi effetti, disponibile a essere rivitalizzato da quelle generazioni di artisti che non hanno vissuto il momento del suo massimo splendore, ma possiedono la cultura, la sensibilità e l’attitudine per carpire i “segreti” che lo rendono immortale.
Insomma, il ciclico recupero dei suoni dei seventies è evidentemente qualcosa di più che l’esclusivo segnale di una diffusa crisi creativa, soprattutto se poi ad affidarsi a tale operazione ci sono formazioni musicali in grado di non scadere nel mero riciclaggio, intridendo di urgenza “attuale” e di temperamento le inevitabili “citazioni”.
I bergamaschi The Stone Garden, appartengono proprio a quest’ultima categoria di musicisti, forti di una notevole coscienza storica del genere e capaci di evitare gli eccessi emulativi, svincolandosi da quel senso di “prefabbricato” che spesso affligge i numerosi propugnatori del vintage.
Attingendo ai sacri dogmi dell’hard-rock velato di esotica psichedelia, “Black magic” si rivela un’eccellente traslitterazione delle peculiarità espressive d’icone quali Led Zeppelin, Grand Funk Railroad, The Cult e Danzig, attuata con la vitalità dei Rival Sons.
Uno spiccato buongusto compositivo e una notevole perizia tecnica perfezionano il profilo di un gruppo che, probabilmente anche grazie alla sua rilevante esperienza (nel curriculum The Presence, Mr. Feedback, No Quarter, Bulldog, Mojo Filer e tante esibizioni live, tra cui la prestigiosa “apertura” per i The Dead Daisies nel 2017), nonostante la devozione, non appare mai fastidiosamente scontato o demodé.
L’iniziale title-track dell’opera è il modo migliore per tradurre in note tante parole … il clima pulsante, fragoroso e avvolgente del brano, ottimamente pilotato dalla sapiente voce di Claudio “Klod” Brolis, confluisce in un break di pura astrazione lisergica di grande suggestione.
Non da meno appaiono le successive “Shout and roll”, un canicolare heavy-blues Zeppelin-esco, "What I’ve got to give”, dalle cadenze possenti e adescanti, e "Mother’s prayer”, sincopata e resa ancora più torrida dall’armonica dell’ospite Morgan Carminati.
Dopo la leggermente prevedibile “Hold on”, il programma riserva ancora importanti sussulti emozionali, a partire dalle splendide "Better than you” e “By my side”, invocazioni notturne e catartiche degne dei migliori The Cult, per proseguire con “Rock damnation”, una scossa di ombrosa e polverosa elettricità, e finire per sprofondare nel gorgo caliginoso e denso "I should believe in you”, in cui l’influenza del primo Danzig, disseminata qua e là tra i solchi dell’albo, trova una sua brillante e compiuta collocazione.
Impeto, talento e vitalità sono le armi con cui i The Stone Garden scacciano ogni eventuale addebito di limitante approccio retrospettivo, e la loro capacità di ridestare lo spirito di una decade artistica immarcescibile merita di sicuro la piena attenzione di tutti i veri rockofili.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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