Sono trascorsi pochi mesi dalla mia recensione di "Live at Giant Rock" degli
Yawning Man, pubblicato da Heavy Psych Sounds, che mi ritrovo nuovamente ad ascoltare un album dal vivo della storica formazione californiana. Questa volta si tratta di "
Live at Maximum Festival", che esce per un'altra meritevole etichetta nostrana: la
Go Down Records (fondata dai ragazzi degli Ojm).
In realtà si tratta della ristampa del lavoro edito nel 2015, ma in versione rimasterizzata, con nuova grafica e disponibile in vinile colorato (tre versioni) e cd digipak. Testimonia la prestazione del trio al Maximum Festival, svoltosi in Italia nel 2013. La band è nella sua line-up originale, con
Gary Arce alla chitarra,
Mario Lalli al basso ed
Alfredo Hernandez (che ricordiamo anche nei Kyuss e nei QotSA) alla batteria.
I brani in scaletta sono tratti dai primi due album degli americani: il leggendario "Rock formations" (2005) e l'altrettanto sublime "Nomadic pursuits" (2010), più un paio di pezzi che comparivano su Ep.
Com'è noto, i concerti degli
Yawning Man sono più simili a degli happening sonori che a dei momenti di scatenamento fisico. Ciò è legato al tipo di sound strumentale del quale
Arce e soci sono indiscussi pionieri: un rock ipnotico, avvolgente, vibrante, onirico, che induce ad uno stato di trance meditativa e scenografica. Facile ravvisare in queste agili jam, sempre in equilibrio tra rilassatezza psichedelica ed improvvisazione hard, i panorami desertici che le hanno ispirate. L'incanto dell'uomo di fronte alla maestosità della natura, il senso di solitudine, il profumo della sabbia, il vento caldo che accarezza il viso e tante altre immagini evocative di questo genere. Ma non dobbiamo dimenticare che dietro questo ci sono tre signori musicisti, dotati di un tocco e di una sensibilità che li rende immediatamente riconoscibili.
Quindi si passa dal robusto andamento desert-stoner di "
Rock formations", con la sua orecchiabilità tutta particolare (io ci sento qualche eco di Neil Young..), alla lunga cavalcata impetuosa e narcotica "
Far-off adventures" con il suo saliscendi di passaggi nervosi e dilatazioni lunari.
Da segnalare l'errore di titolazione del terzo e quarto brano, che risultano invertiti: prima viene la mesmerica e ondeggiante "
Perpetual oyster", che pare davvero la soundtrack ideale per una carovana all'interno della Death Valley, seguita dalla più morbida "
Stoney lonesome" segnata dal brillante lavoro del basso di
Lalli e dal drumming quasi jazzy di
Hernandez. Lo sbaglio era già presente nella prima edizione del disco, strano non sia stato corretto in questa ristampa.
Segue il blues allucinato e rallentato "
Manolete" (dall'Ep "Pot head"), dove la chitarra di
Arce assume colorazioni celestiali, la poderosa e polverosa "
Ground swell" con vette di intensità desert inarrivabili per gli emulatori (nuovamente i riff di Lalli sugli scudi) e si chiude con l'incedere doomeggiante di "
[I]Dark meet[/I]", uno dei brani più oscuri e minacciosi dell'intera discografia degli
Yawning Man. Una sorta di space-sci-fi-rock dalle colorazioni aliene e misteriose, con la chitarra che si lancia in limpide spirali cosmiche che veicolano un'atmosfera tanto magica quanto inquietante.
Se amate il desert rock, dovete amare gli
Yawning Man. Quindi questo live è assolutamente da avere.
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