Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Swan Edition

Tracklist

  1. THE NIGHT OF EVIL (HALLOWEEN)
  2. MELANCHOLY OF THE DEVIL
  3. DREAMLESS
  4. HIROSHIMA (THE CITY THAT CRIED BLOOD)
  5. SYD (THE DARK SIDE OF A MIND)
  6. THE CROSS I'LL BRING NO MORE
  7. ARGOS
  8. NEVER EVER
  9. ONLY ONE GOD
  10. VLAD III - VOIEVOD OF CHRIST
  11. THE SILENCE OF GOD

Line up

  • Freddie Wolf: vocals, piano, keyboards, synth
  • Max Brodoline: guitar, vocals
  • Orlando Monteforte: bass, piano
  • Mauro Manzone: piano, keyboards, synth
  • Alfonso Corace: drums

Voto medio utenti

Formazione capitolina di lungo corso, formata intorno alla metà degli anni '90 dal cantante Freddie Wolf (ex Stick it Out e New Babylon), i PrincesS pubblicano il terzo album dopo una lunga gavetta nel circuito locale e due precedenti full-length: "Princess" (2018) e "Lovely heaven crazy band" (2019).
Diciamo subito che l'etichetta di band metal è piuttosto ingannevole, riguardo il sound proposto dal quintetto romano. Infatti viene prevalentemente adottato un approccio rock dalle tinte uggiose, molto raffinato e sentimentale, con largo uso di pianoforte e tastiere, molto più incentrato sulle ballad dal timbro gotico-orchestrale che su brani di impatto robusto.
In effetti il classico metal cadenzato (con retrogusto ottantiano stile Maiden/Priest) lo troviamo soprattutto nell'opener "The night of evil (Halloween)", che vede la presenza di un ospite illustre: Tim "Ripper" Owens. Il brano è canonico e conciso, con buon chorus, ma non certo esaltante.
Dalla successiva "Melancholy of the devil" i toni si ammorbidiscono ulteriormente ed emerge una venatura dark-pop molto pronunciata, che troverà piena consacrazione in momenti placidi ed eterei come "Dreamless", la soffice ed orchestrale "Syd", la tetra e pianistica "The cross I'll bring no more", l'excursus acustico e quasi folk "Argos", la romantica ed orecchiabile "Never ever", tutti episodi molto eleganti e sofisticati ma che alla lunga risultano un pò stucchevoli e zuccherosi, nonostante l'impegno e la buona voce di Wolf e la preparazione tecnica dei compagni.
Molto più settantiana appare invece "Hiroshima", con le tastiere che alimentano un'atmosfera ieratica e sofferta nel descrivere la tragedia della città evaporata dall'esplosione nucleare. Buon brano, con coloriture prog-rock assai retrò ed un pizzico di feeling scenografico alla Goblin.

Onestamente, un lavoro che non mi ha catturato più di tanto. Va bene adottare uno stile pacato e curato, va bene ricercare ad ogni costo una vibrazione di drammaticità (cosa che peraltro riesce solo a sprazzi), va bene rischiare poco e nulla evitando di uscire dal seminato, ma ogni tanto occorrerebbe inserire un pò di grinta rock o un surplus di aggressività metal, altrimenti si tende ad annoiare coloro che non possiedono un animo votato esclusivamente al romanticismo ed alla contemplazione introspettiva.

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