Il ricco
curriculum di
Tommy Clufetos (Black Sabbath,
Alice Cooper,
Ted Nugent,
Rob Zombie,
Ozzy Osbourne, The Dead Daisies) probabilmente avrebbe dovuto indurmi a riservare una maggiore e più tempestiva attenzione al suo debutto da solista, ma diciamocela tutta, in una scena costipata come quella attuale, in fondo, cosa potrà mai aggiungere il progetto musicale di un batterista?
E invece no, cari
Gloriosi all’ascolto, perché se è vero che “
Beat up by rock n' roll” non sovverte “l’ordine costituito”, tra i suoi solchi brucia in maniera intensa la fiamma inestinguibile del
Rock n’ Roll, quella che molti sanno accendere flebilmente e pochi trasformare in un autentico incendio sensoriale.
Supportato nell’impresa piromane da
Eric Dover (Jellyfish, Slash's Snakepit,
Alice Cooper, Imperial Drag),
Eliot Lorengo,
Hank Schneekluth,
Nao Nakashima e
Doug Organ,
Tommy sforna un dischetto “semplice” e diretto, in cui si riscopre l’importanza del ritmo e del sudore, della melodia viziosa e ruvida, di un’attitudine schietta e trasparente.
Una forma di espressione sonora che attinge da modelli celebri e consolidati (AC/DC, Van Halen, Montrose, Deep Purple, Aerosmith, …) e ci scaraventa in faccia i loro insegnamenti proprio come ci si aspetta da un “allievo” che non si è fermato a un esercizio di “bella calligrafia”.
Un disco fatto essenzialmente per cantare, urlare e dimenare il deretano, insomma, e chi pensa che questo sia un risultato di scarso valore artistico, probabilmente ha perso di vista il senso primordiale di questi suoni, capaci di emozionare pur nella loro essenza dionisiaca, anarchica e basilare.
S’inizia con il piede giusto con “
Heavy load”, potente interpolazione
Sabs/
Zeps/
Aerosmith, e si prosegue con la medesima tensione nella successiva “
Welcome to the show”, dove sono i Van Halen a emergere nelle vesti di principali numi tutelari.
Gli omaggi all’
hard dei
seventies intitolati "
You got the cash, I got the flash” e “
Do it again” (davvero trascinante) sono tanto “sfacciati” quanto efficaci e lo stesso si può dire di "
Make me smile”, un
bluesaccio che rivela le buone date canore di
Clufetos, apprezzabili anche nella AC/DC-
esca title-track dell’opera e in “
Power of three”, la scanzonata filastrocca
fifties (dedicata alla figlia di
Tommy) che chiude il programma.
La tirannia dell’inossidabile falange australo/scozzese si manifesta nuovamente vivida in "
Kid blood” e nella possente “
The longevity” (forse un po’ troppo dipendente dall’immortale “
Whole lotta Rosie” …), mentre "
Don’t be afraid” e "
Got to play some rock n’ roll”, stordiscono con la loro ricetta a base di puro
punk n’roll.
I
Tommy's RockTrip non pretendono di essere “originali”, badano al sodo scuotendo, senza intellettualismi o particolari artifizi, le viscere dei
rockofili … è una questione di chimica e d’istinto, tutta “roba” che in “
Beat up by rock n' roll” non manca per nulla.
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