I fedeli estimatori dell’
AOR lo sanno bene … la scena canadese è sempre stata una prolifica fucina di talento in fatto di
hard melodico e anche se per anni il reperimento di tali gemme, per noi italiani, spesso non è stato molto agevole, chi ama questi suoni è ben consapevole del contributo che hanno saputo elargire alla “causa” (oltre al
best-seller Bryan Adams) gruppi come Toronto, Loverboy, Sheriff, Honeymoon Suite, Haywire e Refugee, tra gli altri.
Ed è l’ultimo dei prestigiosi nomi appena elencati a fornire l’aggancio adeguato a introdurre il lavoro dei
Michael Fury, formazione che si trasformerà proprio in Refugee e che riproporrà sotto tale
monicker buona parte del contenuto di questo “
Affairs in Babylon”, conservandone il titolo.
Questa riedizione targata
AOR Heaven, pubblicata per la prima volta in
Cd (in edizione limitata a mille copie, con
liner notes curate da
Dave Reynolds e rimasterizzazione digitale curata da
Anthony Panacci), è dunque una vera “chicca” da affidare alle preziose collezioni degli appassionati del
canuck-rock, contenente alcune piccole gemme del genere, ammalianti ancora oggi malgrado talune ingenuità e un approccio alla materia fatalmente
ottantiano (il disco esce in origine nel 1984).
Il
revival odierno, con annessi tentativi di “replica” di certe sonorità, potrebbe rendere più appetibile l’opera anche per le “nuove” generazioni dei
rockofili, che nei suoi solchi ritroveranno barlumi di Foreigner, Boston, Bon Jovi e Loverboy, accanto a un pizzico di quell’enfasi che ha reso famosi
Jim Steinman,
Bonnie Tyler e
Meat Loaf.
Pilotati dall’espressiva vocalità di
Myles Hunter (di cui ricordo con piacere anche l’albo solista “
Northern union”) e dalla chitarra ficcante di
Rob Kennedy, i brani del programma si susseguono senza vere controindicazioni, consentendo all’astante di godere dell’elegante effervescenza di “
Through the thunder of another night” e “
… And we all go down to the river”, dell’emotività
Adams-esca di “
These are the good times” (nota anche per essere stata
coverizzata da
Eric Martin e per essere stata inserita nella colonna sonora del
film “
Iron Eagle”) e delle suggestive atmosfere notturne e “cinematografiche” che avvolgono “
Pictures and prints” e "
Hot words”.
In tema di epica e disinvolta intensità si segnalano “
There’s gonna be a fire tonight”, “(
Janie) Here we go again” e “
White wine and roses” (tutta “roba” che potrebbe persino non dispiacere anche agli ammiratori di
Bruce Springsteen), mentre “
Love comes down” è l’immancabile ballata romantica con cui i
Michael Fury si congedavano dal loro affezionato pubblico, che continuerà a seguirli con la nuova denominazione, almeno fino alla pubblicazione del favoloso “
Burning from the inside out”, la prematura conclusione di una promettentissima parabola artistica.
In tempi di congestione discografica, acutizzata da un profluvio di ristampe e “riscoperte” varie, raccapezzarsi non è semplice, ma sono convinto che “indagare” con attenzione i passi rilevanti della storia di uno stile musicale sia utile a comprenderne meglio il valore e le sue implicazioni attuali, e “
Affairs in Babylon” dei
Michael Fury, in questo senso, è un titolo da accogliere a braccia aperte.