Il primo, omonimo
Talisman fu una delle meraviglie del 1990.
Jeff Scott Soto e
Marcel Jacob dimostrarono che, per loro, c’era vita (e che vita!) anche dopo
Yngwie Malmsteen ed i suoi
Rising Force. Lo fecero attraverso una decina di straordinarie canzoni di hard rock melodico, tra le quali spiccavano le ormai celeberrime “
Break Your Chains”, “
I’ll Be Waiting”, “
Dangerous” e “
Day By Day”. Passano ben tre anni prima di rivedere un nuovo lavoro griffato
Talisman nei negozi (quando ancora esistevano), il cui titolo risponde al nome di “
Genesis”. Ovviamente i pilastri Soto & Jacob sono sempre della partita, ma la formazione prevede stavolta una sola chitarra: al posto di
Mats Lindfors e
Christopher Stahl, subentra il virtuoso
Fredrik Akesson. Rispetto all’esordio, si nota immediatamente una più marcata cifra funky/soul, da sempre pallino di Jeff, che trova un alleato nel lavoro di basso del suo fido compagno dai tempi dei Rising Force. Ovviamente, proporre ad Yngwie Malmsteen un determinato tipo di sonorità sarebbe stata “mission impossible”, pena un sonoro “fuck you”, seguito dall’invito “quella è la porta”.
Dopo essersi “presentati” da par loro grazie al suddetto lavoro omonimo, con “Genesis” i Talisman ampliano le proprie prospettive, pur restando assolutamente fedeli all’approccio melodic hard rock/AOR che aveva incantato gli aficionados del settore. Carte subito in tavole con “
Time After Time”, il suo groove irresistibile e le linee vocali di Soto, perfettamente equilibrate tra strofe dalla battente ritmica funky ed un refrain da “
Gods Of AOR”. Non mancano assolutamente episodi più nerboruti, quasi alla Yngwie Malmsteen, tipo “
All Or Nothing” o “
Comin’ Home”, così come la sontuosa ballad di turno “
All I Want”, che vede al grand piano la stessa fidanzata di Jeff, al secolo
Julie Greux. La sensazionale hit di turno è sicuramente “
Mysterious (This Time It’s Serious)”, capace di condensare in circa tre minuti netti tutti i pregi del precedente disco, aggiungendo quel “magic touch” di cui può fregiarsi il mood generale di “Genesis”.
Non vorrei scomodare i santi in paradiso, ma in canzoni come “
If You Would Only Be My Friend”, “
Love Child”, “
Long Way 2 Go”, oppure “
I’ll Set Your House On Fire” spicca quasi l’anima
Deep Purple di “
Come Taste The Band”, quando
Coverdale e
Hughes cercarono di spingere la band in una direzione “meticcia” molto marcata, naturalmente osteggiata dai puristi dei Mark II.
Gli stessi che oggi, magari, sbavano per le “svisate” di
Steve Morse: ma questo è un altro discorso, e non vorrei innescare polemiche futili quanto sterili.
Molto più ortodossa è “
Give Me A Sign”, col suo riffing deciso e monodirezionale, ben sublimato dalla solita, meravigliosa linea melodica, che sfocia in un chorus da leggenda dell’AOR. Il suono forgiato da
Marcel Jacob è limpido come acqua di fonte, anche se si dice che il drummer
Jake Samuels abbia abbandonato il gruppo poco prima delle registrazioni, costringendolo quindi all’utilizzo di una batteria programmata.
Sarà, ma francamente non si sente per niente, almeno ai miei padiglioni auricolari. Ognuno avrà un proprio “favorite one” nel caso dei Talisman, la cui discografia è folta e ben assemblata, almeno prima della tragica scomparsa di Jacob. Di sicuro, la mia scelta con pistola puntata alla fronte, ricade su “Genesis”.