Iniziare questa recensione con un elogio alla costanza e perseveranza, oltre che all'estrema professionalità, che una band come gli Starkweather ha dimostrato nella sua carriera, è un obbligo dal quale non posso esentarmi. Dal 1989, anno di fondazione della band, sono passati quasi vent'anni, e nel carniere artistico trovavano posto solo due lavori, l'ultimo dei quali risalente al 1997. Dove nove lunghissimi anni, vissuti silenziosamente, lavorando alacremente in studio e con sporadiche esibizioni live, ecco il comeback dei nostri; " Croatoan " è il titolo di questo ritorno sulle scene, ed è subito apoteosi. La band, rinforzata dagli innesti di Liam Wilson ( The Dillinger Escape Plan ) al basso, Jim Winters ( ex Turmoil ) alla chitarra e Tim Simmons alle percussioni, è in splendida forma, tanto che è lecito chiedersi se nove anni di esilio siano passati realmente, oppure se si è trattato di un brutto scherzo della nostra memoria. " Croatoan " prende le distanze dall'incrocio tumultuoso del metal con l'hardcore, pur avendo negli Starkweather una delle band " colpevoli " di aver dato fuoco alle polveri con i precedenti dischi, adagiandosi placidamente sulle acque, beffardamente tranquille, del post hardcore. Un post hardcore che è mooooooolto POST, tanto da risultare stretta come etichetta. Il motivo? Presto esplicato: il sestetto mescola con sapienza e maestria tutto lo scibile estremo degli ultimi quindici anni, modellando una creatura stilistica tutta nuova, capace di regalare emozioni fortissime, passando da incubi velenosi arrivando a sogni melliflui. Durante lo scorrere del disco, salteranno fuori dalle casse del vostro stereo, tutta una serie di carrozzoni in musica, e poco importa se il tutto si colorerà di death metal, hardcore duro e crudo, progressive rock, percussioni tribali ed aperture melodiche ancestrali. Poco importa, dicevo, perchè è il risultato finale quello che conta, e nel caso specifico degli Starkweather è un risultato ENORME e DEVASTANTE. 54 minuti di musica sontuosa, elegante, potente, originale e convincente. Se ogni volta, si devono attendere nove anni per poter godere di cotanta arte, beh...ben venga una così lunga attesa. Nomi accostabili al sound proposto? Uhm, tanti ma anche nessuno. Tanto per farvi un'idea, ecco che se siete fan di Crisis, Turmoil, The Dillinger Escape Plan, Neurosis, Today Is The Day ma anche Tool, Death e persino Opeth, la ciccia da masticare è molta. Non accostarsi a questo gioiellino sarebbe un peccato mortale.
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