Canada, quattro ragazzi che formano una band, tematiche orrorifiche e un licantropo in copertina. Sembra iniziare come una barzelletta, e invece
“Mark Of The Wolf” dei
Lycanthro è proprio un gran bel dischetto. Trovo che maggiore sia la voglia di ascoltare album da parte delle vecchie glorie, per poi trovarsi il giorno dell’ascolto con un’espressione fra il
“sì ok, bel disco, anzi un capolavoro!” e il
“beh forse potevano fare di meglio”, minore sia la voglia di mettersi a spulciare un po’ nei dischi che le gggiovani band pubblicano al giorno d’oggi. E sono del parere che sia un comportamento abbastanza sbagliato, perché quando la qualità musicale è quella che ci si trova davanti a dischi come
“Mark Of The Wolf”, bisognerebbe solo cospargersi il capo di cenere per non averli scoperti prima.
Fra richiami Speed/Heavy a band come Jag Panzer, Angel Witch, un po’di riff alla Judas Priest/Iced Earth e atmosfere occulte, i
Lycanthro riescono a far centro fin dai primi secondi, dove la loro passione risulta chiara e diretta.
Dopo un’intro acustica
“Crucible” parte a manetta, rivelando tutte le influenze allo Speed Metal anni 80’ al quale i
Lychantro sembrano essere eterni debitori, e dove fra riff affilati come rasoi e una prova vocale di
James Delbridge da adrenalina, lascia subito un’ottima impressione. Ci pensa poi la più quadrata
“Fallen Angels Prayer” a riportare il sound su lidi più da scapocciamento, mentre è con
“Enchantress” che la band viaggia fra cambi di tempo, atmosfere più oscure che non riesce sempre a creare benissimo anche per colpa di una produzione che non mette in risalto la batteria, ma comunque il risultato è più che apprezzabile.
“In Metal We Trust”, seppur il titolo pacchianissimo, è un bel pezzo heavy metal in your face, e se con
“Ride The Dragon” si ha un pezzo che in sede live farà sicuramente faville, tocca alla rocciosa
“Evangelion” mettere la parola fine al disco, dove
Delbridge riesce a dare una bella prestazione vocale su tonalità più basse, e poi in crescendo, su un pezzo che fa dell’epicità il suo punto forte, il tutto assieme agli ottimi assoli della coppia
Shute/Dussault.
Che altro dirvi su
“Mark Of The Wolf”? Se amate il metal classico, senza contaminazioni ed altro, dove i musicisti mettono il cuore in ogni singola nota, è il disco che fa per voi. Un po’ di inesperienza qua e là, ma nulla che non si possa aggiustare negli anni, e che sicuramente non va ad intaccare la qualità generale dell’album.
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