Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:38 min.
Etichetta:Dissonance Productions

Tracklist

  1. THE SATANIST
  2. SHOCKWAVE
  3. BURNING HAMMER
  4. CALL OF THE SIREN
  5. LA NOCHE DE LAS GAVIOTAS
  6. SIEGE MACHINE
  7. GATEWAY TO HELL
  8. POISON CHALICE
  9. ROUNDHEAD (I: BEFORE THE BATTLE / II: THE INEVITABLE WAR / III: THE PROTECTORATE)

Line up

  • Marek "Heathen" Steven: guitars (rhythm)
  • 'Nip' Blackford: guitars (lead)
  • Sam Mackertich: bass
  • Neil Ganesha: drums
  • Federico "Mace" Mazza: vocals

Voto medio utenti

Formazione stravolta per 3/5, songwriting superiore, sound rinnovato, ottima copertina. Gli Amulet ora sono pronti a spaccare tutto. Ma sedetevi che vi racconto la loro storia in poche righe.

Sembra che i cinque anni che separano The First da questo nuovo The Inevitable War siano stati spesi al meglio dalla formazione inglese per fare il punto della situazione e rilanciarsi alla grandissima.
In soldoni, la differenza rispetto al debut album è questa:
prima facevano canzoni cercando di imitare lo stile delle loro band preferite della NWOBHM (Tank, Saxon, Samson, Tygers OPT, Maiden...), una proposta vintage rivolta ai nostalgici. Ora propongono canzoni sentite, fatte col loro cuore d'acciao che, visto il background, hanno l'ovvia l'influenza di quelle band.
Una bella differenza.

Tra i fattori che hanno contribuito a questo salto di notevoli dimensioni una bella umportanza l'ha avuta anche il nuovo cantante, Federico Mazza, proveniente dai buonissimi Asgard (speed/thrash da Ferrara) che su The Inevitable War sfodera una prestazione maiuscola. Mace è infatti molto bravo ad interpretare i brani con naturalezza e personalità, non insistendo solo solo sull'altezza della voce. È vero che su "Call to Siren" il suo timbro è molto vicino a quello di Dickinson ma è questione di poco, se ascolterete il disco vi accorgerete che il singer ha il suo stile ben definito.
Detto della voce, un'altra differenza lampante rispetto al lavoro precedente è il sound del nuovo disco, sicuramente più fresco ed accattivante rispetto al debutto che aveva una produzione volutamente lo-fi. Ora i suoni sono puliti ma naturali, ogni strumento ha il proprio spazio, le distorsioni non sono estreme o compresse, il basso è rotondo, la batteria naturale, tutte cose che giovano molto a questa "svolta" sonora dei nostri. Il disco non è un pugno in faccia ma ha grandi canzoni, ottimi assoli, belle melodie che vi rimarrano in testa senza essere scontate o banali. Per l'ottimo pezzo "Burning Hammer" (davvero magnifico) hanno poi realizzato un lyric video con Kenta Kobashi ed sono riusciti ad aggiungere ulteri punti a loro favore. Premete pure play qui sotto.

Grande metal classico inglese. Basterebbero queste poche parole per riporre fiducia negli Amulet, la mia se la sono conquistata alla grande.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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