Cristian Leòn è un ragazzotto cileno tutto denim and leather che, nel 2019, decide di mettere su un suo progetto dedito al thrash/death più grezzo e ferale possibile. Non chiedetemi i motivi per cui abbia successivamente preso la decisione di occuparsi personalmente di tutti gli strumenti, in quanto non si hanno molti dati biografici sulla sua creatura, i
Thirsty Demon, appunto.
So soltanto che lo stesso anno di nascita della band, pubblica il demo “
Waning death”, autoprodotto, e l’anno successivo riesce a dare alle stampe, via
Dissonant Death Records, in formato esclusivamente digitale, il debut album di cui ci stiamo occupando, “
Unconscious suicide”, evidentemente ben accolto nell’ambiente underground, tanto da spingere la stessa etichetta a ristamparlo, nel 2021, in cassetta, la
Awakening Records ad occuparsi dell’edizione in CD, e la
Nuclear Nightmare Records a rilasciare un’ulteriore ristampa, di nuovo in cassetta.
Vi chiederete certamente se tutto questo darsi da fare sia meritato o si tratta, come spesso accade, di piccole operazioni per gli amanti dell’underground più puro e incontaminato, limitate a poche copie per maniaci collezionisti (fenomeno, questo, sempre più in crescita, negli ultimi anni). Beh, la risposta è esattamente questa, si tratta di stampe di nicchia atte a portare un minimo di visibilità a realtà poco conosciute come, appunto, i
Thirsty Demon, in quanto la musica contenuta nell’album, per quanto possa affascinare e risultare valida, relativamente al genere proposto, non giustifica tutte questo accanimento, a mio parere.
Il ragazzo dimostra di saperci fare con tutti gli strumenti, l’esecuzione è bella pestata, si sente che tutti i brani trasudano attitudine a palla, la registrazione è casalinga ma si sposa alla perfezione alla proposta musicale, tuttavia i brani sono un susseguirsi di mazzate sui denti, senza però che riescano a lasciare qualcosa di veramente memorabile nella testa al termine dell’ascolto.
È un album dedicato assolutamente ed esclusivamente agli amanti estremi del genere, i quali riusciranno senza ombra di dubbio ad apprezzarne la genuinità e i riff maligni, così come i rallentamenti micidiali che
Leòn inserisce spesso e volentieri per spezzare un po’ la tensione dei tupa-tupa sparati a mille, oltre che i colli di chi ascolta! Resta però un prodotto relativamente acerbo, anche se, la forte produttività che ha dimostrato riuscendo a pubblicare una release all’anno, mi fa pensare che ci troviamo davanti ad un compositore assolutamente prolifico, che avrà modo di migliorare la propria proposta nelle prossime uscite. Per ora deve accontentarsi di una sufficienza abbondante.
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