La relativa facilità con cui oggi è possibile registrare un disco si traduce in una marea di uscite in cui è facile, soprattutto per una oggettiva mancanza di tempo, perdersi mancando l’ascolto di prodotti davvero meritevoli ed interessanti.
Prendete ad esempio
“Mercurial passages” dei qui presenti
Ghastly, band finnica che giunge al traguardo della terza fatica – seconda per
20 Buck Spin - e che si fa notare per aver dato alle stampe un lavoro personale decisamente lontano dagli abusati/inflazionati cliché death metal e/o old school death metal che vanno per la maggiore in ambito estremo.
La musica del terzetto di Tampere si potrebbe definire come un albero che nasce da radici death (chi ha detto
“Soulside journey”? chi ha fatto anche il nome dei
Demilich?) si nutre dei mortiferi tempi dilatati tipici dei doom, si sviluppa con viticci più spiccatamente progressivi dal vibrante tratto onirico e introspettivo (in alcuni passaggi può ricordare, specie ai più maturi fra noi le belle vecchie creature dei Tiamat della primissima fase della loro carriera) spingendosi fino alla creazione di passaggi più disperatamente apocalittici e psichedelici.
“Mercurial passages” è dunque lontano mille miglia dai distruttivi e compressi album che non chiedono altro di acuire vecchi dolori cervicali, è un lavoro che punta lo sguardo verso l’abisso cosmico che giace dentro l’ascoltatore e lo invita a guardare sempre più in fondo, è un disco che con le sue melodie suadenti e mellifue cattura la nostra attenzione come in Natura farebbe una dionea con le sue malcapitate prede.
Un lavoro che conferma la progressione costante di una band visionaria, capace di esser sfacciatamente personale e ambiziosa e che con
“Mercurial passages” consolida quanto di buono avevamo già sentito in passato.
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